La Notizia del Giorno:
Attaccare la Libia nel 2011 fu un errore. A dirlo è il presidente Usa Barack Omaba, però a subirne le conseguenze è stata soprattutto l’Italia (e di riflesso il resto dell’Europa) perdendo diverse partite economiche e subendo l’invasione dei migranti. A questo punto elegantemente si dovrebbe evitare di ricercare il colpevole, se non fosse che su questo il presidente degli Usa ci ha tolti dall’imbarazzo: Fu colpa di Francia e Gran Bretagna, ha detto Obama. Guarda caso due Paesi che avevano tutto l’interesse ad entrare in un territorio che, nei loro riguardi, non aveva mostrato nessuno spirito di accoglienza. Il sostegno dato all’intervento della Nato nel 2011 fu «un errore» – dice oggi Obama – dovuto all’ errata convinzione che Francia e Gran Bretagna avrebbero sostenuto il peso maggiore dell’operazione. Invece, eliminato Gheddafi ognuno è tornato a casa propria ed il resto non ha bisogno di altri commenti.
E’ storia? No è cronaca recente e a prescindere dal fatto che oggi si parla di sferrare un nuovo attacco, forse qualche considerazione politica non guasterebbe, e la facciamo. Appurato che nel 2011 una politica estera europea non ci fu, la domanda è se oggi, che si parla nuovamente di intervento militare, a muoversi sarà l’Unione Europea o no. La domanda è retoriuca, poichè già sappiamo che sarà lo stesso gruppo di volenterosi (e non certo disinteressati) ad intervenire. Dopo l’attacco qualcuno dovrà presidiare il territorio, ma con quale logica spartitoria (e velatamente neo colonialista)? Se invece il territorio restasse impresidiato non è difficile prevedere che il caos sarebbe ancora più grande: resterebbero le stesse tribù incapaci di autogovernarsi, i traffici illeciti, i profughi e gli scafisti. Il paradosso è che anche l’Europa ne riceverebbe di sicuro un danno (basti pensare all’ondata migratoria, al rischio attentati e all’avanzata dell’Isis) ma, incapace di una strategia comune preferisce lasciare liberi i singoli Stati interventisti e secondo Obama anche un po’ “scrocconi” dato che lanciano il sasso sapendo che le onde di ritorno le dovranno subire gli altri.