Dopo Cingoli, avanti con le nostre idee
Abbiamo l’ambizione di essere un movimento “moderno”, con il senso delle istituzioni e il sentimento della tradizione, non ci etichettiamo in fazioni politiche perché ci riconosciamo nelle “cose da fare” senza ciance ideologiche e vezzi di supponenza intellettuale.
La destra per tanti anni si è riconosciuta nel post fascismo, nel doroteismo democristiano e infine nel populismo berlusconiano.
La sinistra, nello stesso tempo e modo, si è riconosciuta nello stalinismo togliattiano, nel totalitarismo sovietico, nello scardinamento di qualsiasi valore fondante di una nazione, nel giustificazionismo della violenza di piazza, ed infine, nel populismo da piazzista, già del berlusconismo e che oggi trova degno emulo nel renzismo.
Oggi il mondo è scosso da spinte radicali, in Europa come in America, prendono corpo leader ed idee che scuotono la politica “moderata” come canne al vento: facendola oscillare tra paure, demagogia, ossessioni. Basta pensare alla Polonia di Kaczynski, all’Ungheria di Orban, alle affermazioni di movimenti estremisti in Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca, all’Austria ed al fermento nazionalista dell’America che procederà alla sua conta nelle prossime elezioni presidenziali di novembre.
Si altera, sino a scomparire, nella palude nebbiosa di questa stagione politica il principio che la democrazia è progetto per il popolo e conseguente ricerca di consenso su temi comuni che il popolo avverte, teme, vuole rimuovere o esaltare.
Contribuisce a peggiorare questo clima paludoso, fatto di incertezze, la supponenza e lo snobismo delle elite che si indignano, quando addirittura non pretendono, che il popolo si “conformi” alle loro idee, altrimenti il suo pensiero è svilito con la definizione: “populista”.
Che masse di cittadini possano non condividere le idee di queste elite, che non si sottomettano al loro pensiero dominante e coraggiosamente guardano alla realtà degli eventi senza farsi condizionare dalle loro incoerenti ideologie – la prima quella di avere il pensiero a sinistra ed il portafogli a destra – non ha nessuna importanza.
Le elite possono contare sull’appoggio condiscendente di giornali e televisioni, possono esercitare lo strapotere che viene dal governo di banche, finanza, industria e comitati di affari.
Per questo chi non la pensa come loro è da dileggiare, è un cittadino che non ha valore: non china la fronte, ambisce al riconoscimento della dignità delle proprie idee, quindi va considerato un suddito ignorante se non addirittura un eversore.
Chi non la pensa come loro, è un povero incolto che non ha diritto di cittadinanza nella politica italiana.
Contro questo modo di concepire la politica, nel voler imporre le proprie idee fondandole sulla presunzione blasfema di una superiorità intellettuale o sulla falsa demagogia dei più onesti degli altri, nasce Realizzare Insieme, Insieme per costruire, per condividere per essere seri e non dei piazzisti da mercato delle pulci.
Oggi il Paese ha tre grandi macro problemi:
• L’economia che è la sintesi di Lavoro, Fiscalità, Previdenza, Sviluppo e Impresa;
• La sicurezza, sintesi di giustizia, civile convivenza e sviluppo democratico;
• Il ruolo della Famiglia in cui convergono: l’struzione, l’educazione, la scuola;
• E, giusto per non collocarlo tra i problemi della sicurezza e dargli un respiro più sociale, l’immigrazione.
ECONOMIA
Nell’incipit dei problemi del Paese citavo la grande macro area dell’Economia, contenitore delle politiche del Lavoro, Fiscali, Previdenziali dello Sviluppo e dell’Impresa. Sono settori apparentemente diversi per denominazione, ma estremamente integrati se si vuol costruire una politica economica complessiva. Per creare le condizioni ottimali in questi settori è premessa quella di promuovere modelli di gestione sia della cosa pubblica che nel settore privato, basati su criteri etici, meritocratici e di rendimento.
Gli incentivi fiscali proposti dal Jobs Act, devono riguardare solo i nuovi assunti e non quelli già dipendenti, la produzione deve essere garantita da una corretta concorrenza nel mercato del lavoro contrastando l’abusivismo, l’evasione, l’elusione fiscale, la corruzione, tenendo ben presente che non possono essere solo gli inasprimenti sanzionatori a garantire il successo nel contrastare le devianze in questi settori.
Il nostro è il paese più celebrato al mondo per le sue bellezze naturali, paesaggistiche, architettoniche, artistiche. Più del 50% del patrimonio artistico dell’Umanità è disseminato tra le alpi e le propaggini più meridionali: penso a Mozia, Agrigento Krito, il Salento, ebbene non esiste una politica per il turismo. La media e piccola industria che sono l’ossatura produttiva ed occupazionale, che per qualità ed innovazione è tra le migliori del mondo, non ha la giusta attenzione per i suoi problemi.
Le imprese artigiane che producono qualità e bellezza esclusive sono tutte lasciate a se stesse, senza alcun incentivo, alcun riconoscimento. Le partite IVA, in cui si riconosce gran parte del mondo delle professioni e dei prestatori d’opera indipendenti, sono falcidiati dal sistema fiscale che oggi assorbe i guadagni e riduce il potere di acquisto della classe media.
Attenzionare questi mondi, sviluppare il turismo e questo tipo di industrie con incentivi per le attività commerciali, imprenditoriali e artistico – museali, puntando su di loro e aiutarli ad essere competitivi per affermarsi come principali fattori per la crescita economica del Paese è uno degli obiettivi prioritari di Realizzare Insieme.
C’è poi un problema di detassazione del costo del lavoro, per consentire agli imprenditori di assumere più dipendenti. E poi la falcidie fiscale sui salari che impoverisce tutti e penalizza i consumi. Per questo è necessaria la previsione di una limitazione costituzionale del prelievo fiscale complessivo non superiore al 40% del reddito.
C’e bisogno di una riforma fiscale che dia la possibilità di detrazione dell’iva ai privati rendendo incentivante la pretesa di scontrini e fatture. Questo è lo strumento vero per una lotta seria all’evasione. Far emergere i redditi elevati attraverso una revisione delle aliquote fiscali che sia anche premiale e progressivamente discendente. Un meccanismo virtuoso che diventa un sistema premiante condiviso, per cui tutti traggono vantaggio dal pagamento delle tasse che consentirebbe anche di orientare il meccanismo di controllo.
SICUREZZA E GIUSTIZIA
Sostenere la difesa dello Stato contro le aggressioni terroristiche, della criminalità comune e organizzata per la salvaguardia della sicurezza della collettività nazionale. Recupero dei valori di legalità, giustizia e rettitudine, impegnandosi contro l’illegalità, le sopraffazioni, la disonestà anche intellettuale, l’inganno, la disinformazione, il malaffare ed il malcostume.
Salvaguardare l’incolumità individuale e familiare da ogni forma di aggressione.
Incidere sul miglioramento della sicurezza nelle sue svariate forme e tra le sue diverse componenti, preservando il rispetto delle libertà fondamentali degli individui e sostenendo a tal fine, le attività delle forze sociali, politiche, istituzionali e degli apparati della giustizia e della sicurezza, anche incentivando il ricorso a sistemi di sicurezza integrati.
Revisione organica del Testo Unico delle leggi di Pubblica Sicurezza ed attualizzazione della 121/81 anche comprendendo il ruolo delle polizie Locali.
Accorpamento delle Forze di Polizia ratio ” materiae et territorii “.
Adeguamento delle risorse economiche per la sicurezza che sia in linea con gli ordinamenti ed i trattamenti economici del personale in ambito CE.
Nuovi modelli di prevenzione come i mix tra tecnologie e risorse umane, prevenzione e vigilanza sociale e maggiore integrazione tra il pubblico ed il privato nel campo degli addetti a servizi di sicurezza. La crescita o lo sviluppo del Paese dipendono anche dalla efficienza ed efficacia della giustizia penale, civile, amministrativa e del lavoro.
È impegno del Movimento: snellire e rendere solleciti i procedimenti giurisdizionali anche attraverso la sburocratizzazione ed efficientamento del sistema e delle procedure, nonché l’incremento dei Magistrati e del personale amministrativo nonché l’implementazione dei mezzi tecnologici.
Prevedere termini perentori in tutte le procedure e i provvedimenti giurisdizionali.
Verificare i risultati e sanzionare le responsabilità degli errori procedurali.
Prevedere la responsabilità solidale dello Stato verso il cittadino per risarcirlo di ogni danno procuratogli da errori, anche colposi, nell’esercizio della giurisdizione.
Potere di rivalsa verso i responsabili in caso di colpa grave e comunque esercizio dell’azione disciplinare verso i responsabili di errori in tutte le fasi del processo.
Per i Magistrati gli incarichi direttivi non possono essere svolti nelle sedi in cui nei precedenti cinque anni si sia esercitata una qualsiasi funzione giurisdizionale, tali incarichi comunque non possono essere svolti nella stessa sede per più di cinque anni.
Riforma del Consiglio superiore della Magistratura in modo da garantirne la terzietà sull’Ordine controllato.
Riforma del CPP e CP nel senso di una semplificazione delle procedure, sanabilità immediata in udienza dei vizi procedurali delle notifiche, concentrazione delle udienze sul caso.
La custodia cautelare potrà essere prevista per gli incensurati solo domiciliare, salvo i casi in cui risulti inconfutabilmente provata la pericolosità del soggetto o la sussistenza dimostrata del pericolo di fuga, inquinamento delle prove e possibilità di recidiva.
Disciplina nelle intercettazioni, tutela della privacy per i fatti estranei alle inchieste.
Sanzioni ridotte, immediate e alternative per la tenuità dei reati, valorizzazione della recidiva e dell’incensuratezza.
Testi Unici per tutte le materie legislative.
Umanità del sistema carcerario, differenziazione logistica delle sedi tra incensurati in prima espiazione e recidivi.
Obbligo di lavoro per i detenuti e valutazione del loro impegno ai fini di riduzione di pena.
Le pene inferiori ai due anni saranno scontate agli arresti domiciliari con impiego del braccialetto elettronico.
FAMIGLIA SCUOLA UNIVERSITA’
Nulla potrà essere futuro se le generazioni che vengono non hanno solide basidi di umanità, cultura, saggezza. E nulla vale nella trasmissione di valori e conoscenze più dell’esempio. Per questo ci batteremo per difendere ed agevolare il ruolo della famiglia, della famiglia tradizionale. Se gli adulti hanno diritto all’amore, alla convivenza, indipendentemente dal sesso, la genitorialità non è un diritto perchè i bambini hanno un diritto prioritario di avere un Padre ed una Madre.
Ognuno viva nel suo intimo, col rispetto di tutti, i suoi destini ma non si pretenda si pretenda di essere madri se la genetica non lo consente.
Al recupero del valore della famiglia dobbiamo sicuramente affiancare quello della scuola.
Ampliare gli orizzonti didattici di educatori, formatori, insegnanti, operatori sociali e cittadini affinché sappiano trasmettere nelle loro attività pubbliche e private, i valori di una rinnovata coscienza politica e sociale.
E’ necessario Perseguire una politica di investimenti nella scuola per il miglioramento delle strutture e delle tecnologie, per l’insegnamento, per la formazione e l’aggiornamento dei docenti, per revisione dei programmi in linea con lo sviluppo della società contemporanea.
Valorizzare, promuovere, diffondere la cultura, la tradizione, la storia e i valori della civiltà italiana e dei suoi territori, ricchezza e patrimonio inestimabile, nonché di quella mediterranea e comunitaria europea.
E qui una seria riflessione va fatta sulla sostenibilità di riconoscere un salario di cittadinanza ai giovani al compimento del diciottesimo anno, ovvi, con la previsione che questo venga revocato in caso di mancato profitto negli studi (rapporto età/annualità dei corsi di studio), rifiuto di una qualunque offerta lavorativa, responsabilità in episodi di bullismo dai 14 ai 18 anni o pregiudizio penale.
IMMIGRAZIONE
Noi siamo un popolo di buon senso che prima di pontificare di razzismo o xenofobia si chiede come mai c’è e si ingrossano questi sentimenti proprio sul tema dell’immigrazione? Invece che etichettare certi atteggiamenti come xenofobi analizziamo perché la cultura dominante del buonismo ha creato ed alimenta, con la sua insipienza gestionale, un avversione verso il migrante, che è ancora un miracolo non sia esplosa in tutta la sua drammaticità.
Chi pensa di approcciare il problema migratorio con un atteggiamento superficiale e buonista, inconsistente, lo esaspera, da’ il “la” alle peggiori pulsioni.
Il razzismo non è innato nell’uomo, non fa parte del suo dna, nessuno nasce razzista, il razzismo lo crea il conflitto degli interessi tra gli esseri umani che vivono in condizioni di disagio e lo alimenta l’imbecillità’ di chi mascherandolo ideologicamente, lo esaspera sino a far esplodere rivalse e rancori ingovernabili.
Bisogna prendere atto che il fenomeno migratorio sta assumendo dimensioni non più gestibili con facili solidarismi di facciata, per cui è necessario mettere alcuni “paletti” se si vuole ancora governalo senza farlo degenerare in lotta primitiva per la sopravvivenza. In questo, la pretesa di poter accogliere tutti e comunque è una pia illusione, una grave responsabilità da cui non può dirsi estranea anche la Chiesa cattolica.
Chiunque per apprezzabile umanità o deprecabile interesse, fanatismo ideologico o conformismo salottiero pensa di accogliere in Europa, o peggio solo in alcuni paesi di questa, masse esodanti dai continenti africano ed asiatico, denuncia chiari segni di incoscienza che nulla hanno a che fare con la solidarietà. Qui, sia chiaro, non contesto la meritoria accoglienza di chi sfugge da guerre e persecuzioni ma questa non può essere una solidarietà generalizzata, totale ed indipendente da due altri parametri altrettanto meritori di valutazione: limiti numerici e risorse necessarie.
Quanto all’accoglienza generalizzata e a coloro che “scappano da guerre e persecuzioni” qualche riflessione è d’obbligo. Stiamo assistendo ad ondate migratorie cospicue le cui caratteristiche (dati ufficiali) sono composte per più del’80% da uomini ed il restante 20% da donne e bambini. Non ci risulta che le percentuali di “genere” nei paesi di provenienza siano le stesse. Ne consegue una valutazione, cinica ma reale: questi profughi, rifugiati… lasciano alla mercé di guerre e persecuzioni le loro donne e i loro bambini fuggendo da soli verso la salvezza? Ci saranno anche delle ragioni ma che giudizio complessivo possiamo dare di questi fuggiaschi?
Può sorgere qualche legittimo dubbio, almeno rispetto ad alcune aree di provenienza, dove è risaputo non ci sono le caratteristiche richieste per essere dichiarati profughi o rifugiati?
A me, non è chiaro, ma sono convinto che c’è molta confusione e qualche superficialità nella gestione e valutazione del fenomeno ed è triste ammetterlo, un velo di ipocrisia.
Allora quale può essere una soluzione percorribile?
Le soluzioni, il più delle volte sono impopolari e pertanto hanno bisogno di essere coraggiose. Se un problema si vuole risolvere o almeno tentare, va razionalizzato e spogliato dalle ideologie. In più, mai come su questo problema, è indispensabile un contesto internazionale solido e solidale altrimenti tutti questi Organismi, UE, ONU…., che pur costano un’enormità, sono inutili, se non addirittura nocivi.
E il coraggio deve consentire di imporre, a qualsiasi costo, degli hotspot lungo le coste di partenza di questi “infelici”, verso il continente, dove selezionare quelli che ne hanno diritto, traghettandoli verso gli altri “mondi” e ripartendoli in tutti i paesi dell’Unione o altri, sulla base di quote eque, rapportate alle condizioni economiche ed alla densità abitativa dei paesi che li ricevono. Se per meri interessi nazionali Francia e America hanno deciso di rovesciare il regime in Libia, per nulla dissuasi dalle nefaste pretese di esportazione di democrazia in Irak e altre parti del mondo, sarà pur possibile chiedere, se non pretendere, una regolazione del fenomeno migratorio che tenga conto dei limiti di accoglienza del continente europeo di fronte al movimento delle popolazioni dei continenti Asia ed Africa. E questo senza attendere tempi biblici prendendo coscienza che le conseguenze sono fattor comune delle responsabilità di tutti i paesi e non solo del nostro. A ciò si aggiunga una attività di controllo a mare che respinga nelle acque territoriali i natanti che partono senza controllo, di fatto impedendo, qualsiasi rotta clandestina verso il continente europeo.
EUROPA
L’unione degli Stati europei deve essere in grado di costruire una Europa forte e sicura dove lo sviluppo economico dei singoli Paesi, deve realizzarsi attraverso la giustizia sociale ed il rispetto di tutti i cittadini europei, contro qualunque forma di egoismo e sfruttamento dell’individuo.
La Comunità Europea deve diventare un area geo-politica, una comunità di Popoli, in cui liberamente si esprime, afferma e evolve l’identità del cittadino europeo.
Il Parlamento ed il Governo dell’Europa devono mettere in primo piano gli interessi di tutti i popoli e non subordinarlo agli interessi dei singoli Stati, o altri poteri.
I sacrifici dei cittadini europei devono avere quale risultato nequivocabile il miglioramento dei servizi e della qualità della loro vita. Essa deve estrinsecarsi in tutti gli Stati della Comunità europea senza discriminazioni, esaltando i principi di equa solidarietà e rifiuto di qualsiasi supremazia.
Essere fattore aggregante per i cittadini, per soddisfare la comune esigenza di sicurezza, di tutela dei diritti e della convivenza civile, nel rispetto dei valori della legalità e dell’etica, per lo sviluppo sociale, economico e per il lavoro.
Etica e legalità intese come cemento virtuoso che lega e sostiene tutte le azioni degli uomini volgendole alla correttezza, alla lealtà ed al rispetto del prossimo e per la sua realizzazione nella società.
Etica e legalità intese come intime essenze della democrazia, dello stato di diritto basato sulla rigorosa ripartizione dei poteri.
Etica e legalità intese come rispetto del principio di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e delle loro pari opportunità nella vita associata.
Diffondere la cultura della solidarietà, dell’integrità, della partecipazione, della libertà nel rispetto dell’altrui libertà e dell’ambiente in cui si sviluppa la vita dei cittadini, all’insegna della razionalizzazione delle risorse, contro gli sprechi e gli abusi, in un ottica di sviluppo e miglioramento della vita.
Andiamo avanti verso le conclusioni.
Molti ormai sostengono che la democrazia non basta a se stessa. Nasce il disincanto della rappresentanza.
Tutto diventa fragile e transitorio, nulla merita un investimento a lungo termine, dunque la politica finisce fuori gioco perché cerchiamo risposte individuali a problemi collettivi ” .
Se la democrazia non basta a se stessa è perché di democrazia si è abusato, non per quello che è il significato vero della parola “democrazia”, ma perché la si è oltraggiata usandola nel significato di “caos” .
Caos e malcostume nelle istituzioni elettive, caos nell’apparato amministrativo pubblico, caos nel settore sanitario, caos nella difesa delle vittime dalla delinquenza, caos nell’immigrazione, caos nella scuola, nella famiglia, nella giustizia.
Viviamo in un perfetto sistema caotico in cui non c’è più nessun riferimento, nessuna istituzione credibile, e meno che mai il parlamento, caposaldo di ogni democrazia, in gran parte ridotto ad un vociante mercato di voltagabbana, che altro interesse non hanno se non la loro sopravvivenza, non politica, il che sarebbe anche comprensibile, ma, è questo lo sconcerto, occupazionale.
Una legislazione schizofrenica (depenalizzazione della guida senza patente e , per contrappasso, rischio di trattare un sinistro stradale con la stessa gravità o peggio di un omicidio volontario).
Una legislazione che esaspera il peso delle ammende con l’intento di fare cassa, beatamente fregandosene del principio rieducativo della pena.
Dicerie sulla soppressione delle pensioni di reversibilità a vedovi e vedove e, dall’altra, iniziative per estendere tale diritto alle coppie gay.
Una legislazione di condiscendenza al sistema bancario al punto da consentire la confisca della casa qualora non si riesca a corrispondere con puntualità le rate di mutuo.
Questo è solo un piccolo e superficiale saggio di ciò che spinge le simpatie della gente verso l’antipolitica.
L’antipolitica è il minestrone per il malcontento, minestra che temporaneamente sazia la rabbia di chi non trova risposte.
Ma chi potrebbe dare queste risposte se la politica è diventata una televendita, l’esaltazione dello spot, una guerra tra poveri nell’arena televisiva creata per mascherare l’incapacità di trovare soluzioni vere.
E non è neanche vero, che “il populismo” cerca “ Soluzioni semplici a problemi complessi, e si manifesta un puerilismo culturale “.
La verità è che non avendo un disegno di paese tutti, il PD per primo, va avanti a spot, alla ricerca di voti facili: Venghino signori, venghino. Sono Spot che creano incertezza, indecisione, paura del domani.
Questo è il vero male della politica odierna ed a cui è riconducibile l’insicurezza dei cittadini e piu in generale del paese, verso un oscuro, imperscrutabile futuro che crea ansia, panico, timori.
Spot 1 – Eliminare il senato! (non viene eliminato, quello previsto sarà peggio di quello attuale che almeno ha il pregio di essere scelto dai cittadini). E poi, in molti casi il bicameralismo in Italia è servito a correggere le stupidate fatte via via da una delle due camere e a mitigarne gli effetti.
Personalmente sono per il monocameralismo, ma se si vuole parlare seriamente di riforme, chiediamoci prima se il Senato, nella nuova o vecchia formulazione, serve e a cosa, se non serve a nulla lo si elimini e basta! Non c’è necessità di mantenere greppie.
Spot 2 – Eliminare le Province ! Ma come?! se sono tutt’ora vive e vegete, non si eleggono, ma ciò non vuol dire che non esercitano le loro competenze, tuttalpiù destinano le poche risorse disponibili non alle cose da fare, ma alla loro sopravvivenza.
Spot 3 – 80 Euro! Cosa dire di questa mancia preelettorale degli 80 euro, un’elemosina che non ha risolto nulla, non certamente l’aumento dei consumi, ma ha replicato in forme legali, pubblicitarie e forse più eleganti, il malcostume del dono elettorale, tanto in auge negli anni 60. Una scarpa prima del voto e l’altra dopo.Vogliamo parlare poi della doppia morale della sinistra di fronte agli scandali?
Per i rappresentanti della sinistra l’innocenza è presunta sino al giudicato della Cassazione, per gli altri l’avviso di garanzia è una sentenza definitiva ed inappellabile, infatti abbiamo visto ministri di questo governo (non del PD) essere lapidati per un avviso di garanzia o per qualche parentela imbarazzante. Quelli della sinistra No, mai, per loro vale il principio, costituzionale?, i padri pagano le colpe dei figli ma non viceversa.
Ecco, questi sono i fatti, il malcostume c’è a destra come a sinistra. È l’interpretazione e il clamore mediatico che cambia. Quindi “puerile” è ergersi a moralisti o censori di parte: la verità è che si è smarrito il senso della cosa pubblica, che si pratica l‘“intellettualesimo” (mi si passi come termine, somiglia tanto a “petaloso”) per deridere l’avversario, che nella pochezza politica attuale null’altro fa se non sostenere il contrario, non perché lo condivida, ma perché qualcosa di diverso dovrà pur dire per farsi notare.
Basta guardare qualche Talkshow, sempre le stesse facce, gli stessi pareri concordati ed artefatti, se interviene un estraneo sembra un marziano costretto a difendersi dal l’aggressione delle specie che hanno superato il trauma da ambientamento.
Per questo è necessario essere contrari alla demagogia, al populismo, al pauperismo, alla politica gridata, ai falsi moralismi.
E facciamo la finita anche con la farsa della corsa all’affermazione dell’onestà.
L’integrità è un valore dell’essere umano che va affermato nei fatti e non nelle parole, va affermato nella vita di ogni giorno, in ogni azione, nel lavoro, nella famiglia, nella società.
Essere onesti è una premessa del proprio essere, è premessa della propria dignità, chi non lo è si esclude dal contesto sociale ma non per questo gli onesti debbono affliggersi per le colpe altrui o per riscuotere consenso debbono ricorrere ad affermare – questo è sfoggio di populismo e pauperismo inutile – una maggiore onestà.
Onesti ci si dimostra non ci si dichiara.
Oggi c’è una richiesta pressante per il rispetto delle regole e del merito. Le regole come base della vita associata e per prima la Costituzione, contestando le molte arbitrarie interpretazioni che ne stanno, di fatto, stravolgendo i principi.
La Politica deve parlare in modo credibile con la gente, ragionando e non urlando, convincendo e non imponendo, ricercando il consenso nella partecipazione e non imbonendo.
Senza fare nessuna promessa che non possa essere mantenuta.
Serve tornare a parlare a chi oggi non va più a votare, cercando di comprendere il suo disagio e proponendo soluzioni ai suoi bisogni.
Serve affrontare con lucidità e coraggio il cambiamento che c’è nella società, cercare di comprenderlo e proporre soluzioni concrete, cose “da fare” e non solo annunciate.
Serve dare speranze ai giovani per il loro futuro e certezze agli anziani per la serenità del tramonto, mettendo fine a questa inutile polemica generazionale che frantuma la solidarietà e scatena guerre tra poveri.
Oggi, invero, non esiste più il distinguo netto destra/sinistra, è cambiata la storia, la cultura, l’economia.
Oggi esistono solo cose da fare, la società è profondamente mutata, è stanca delle parole, è diventata più concreta ed al tempo stesso più critica, più esigente, non segue più i movimenti politici per fede ma per quello che fanno e riescono a trasferirle come servizi, incentivi, benessere, emozioni.
Il concetto di moderazione è stato superato dai tempi e dalle circostanze, dalla storia e che oggi identifica nella moderazione e nel centrismo solo il compromesso, il mercanteggio, l'”inciucio”.
Se i problemi si ammantano di ideologia non vengono mai risolti.
Si deve rinnovare, si ma con saggezza, nell’ambito di un progetto complessivo, con serenità e senza parole e promesse al vento.
Non è più possibile, nello scenario di una società democratica e moderna, etichettare “di parte” valori come la solidarietà, la sicurezza, la giustizia, la cultura, la dignità dell’uomo, il lavoro, l’equità, la produttività, il merito.
Questi valori sono di tutti gli uomini di buon senso, di tutti quelli che hanno a cuore una società più giusta e migliore. Questi sono i valori da sostenere, tutelare, difendere, sono valori dell’attualità.
Valori riconosciuti che vanno affermati nella loro esatta accezione, senza populismo, senza demagogia, senza dileggiare chi ha idee diverse, ma ragionando con serenità alla ricerca della soluzione utile e concreta.
La solidarietà deve essere sostenibile ed attuata in primis verso le fasce deboli degli Italiani, la sicurezza comporta anche il rigore ed il rispetto delle leggi e di chi deve assicurarla, la democrazia è rispetto delle regole e non mercanteggio istituzionale di convenienze, la giustizia è rapidità, certezza delle pene e responsabilità di chi la amministra, la cultura e’ tradizione, etica, conoscenza profonda, non slogan stereotipati dall’ignoranza.
Questa è l’interpretazione che ne da’ REALIZZARE INSIEME e guarda al futuro con concretezza e amore per il Paese.
Il sogno di un Paese unito, orgoglioso, migliore, un paese moderno in cui emerga la differenza tra Italiani liberali e Italiani progressisti, in cui ci si confronta tra avversari ma riconoscendoci tutti nella nostra Unità, nella nostra Costituzione, nella nostra Bandiera.