Vicino … sempre più vicino
di Giorgio De Biasi
La verità è una ed è quella espressa oggi da Massimo Franco sul Corriere quando nell’articolo “Tra PD e % stelle lo scontro è sui voti e centralità” così sottolinea l’attuale atteggiamento dei partiti: “Tutti negano la disponibilità a allearsi con l’uno o con l’altro. In realtà, sanno bene che potrebbero essere obbligati a farlo.”
Nel vero sino a ieri i veti si sono sprecati. Berlusconi e Salvini non prevedevano alleanze con la sinistra e con il M5S. La Lega non ipotizzava alleanze con Casa Pound mentre Renzi dichiarava di non volersi mischiare con Berlusconi, la Lega e Fratelli d’Italia. Grasso e la Boldrini andavano fieri della loro solitudine perché la verifica del consenso che l’elettorato concederà a Liberi e Uguali sarà importante per i chiarimenti interni al PD e per eventuali accordi di governo (ndr. Vedi ultime dichiarazioni di D’ALEMA)
Oggi la situazione è mutata. Berlusconi sta zitto ma non partecipa ad iniziative elettorali congiunte conscio del fatto che potrebbe essere obbligato a dialogare con Renzi.
Salvini proprio ieri, rispondendo a Casa Pound, che ha dato la sua disponibilità a confluire nel centro destra in caso di vittoria e per arrivare alla maggioranza parlamentare, ha detto che dal 5 di marzo lui dialogherà con tutti, nessuno escluso.
Solo la MELONI mantiene ferma la line tracciata all’inizio della campagna elettorale. Unico esempio correttezza.
Ma tutti, proprio tutti, ora guardano al colle più alto di Roma e, ben sapendo che probabilmente il M5S sarà il partito che otterrà più consenso elettorale, si chiedono se Mattarella affiderà a DI MAIO il compito di formare un governo oppure se affiderà ad un esponente della sinistra o della destra tale incarico.
Le carte quindi stanno nelle mani del Presidente della Repubblica il quale dovrà pur decidere se assegnare il mandato esplorativo al partito che ha ottenuto più voti opporre al partito che può formare una maggioranza.
Ad oggi il M5S sembra dare per scontata la chiamata al Quirinale e quindi abbassa i toni della campagna precisando che qualora i punti del suo programma trovassero convergenza con i programmi di altri partiti, il dialogo sarà possibile.
Se ci fermiamo un attimo a riflettere dobbiamo ammettere che la sinistra ed il M5S possono presentarsi al capo dello Stato con ben 4 leader che possono garantire l’affidabilità dei rispettivi partiti e quindi quella della maggioranza RENZI, DI MAIO, GRASSO, BONINO.
Così non è, invece, per quel centro destra attuale dove il litigio sottotraccia ma portato avanti senza esclusione di colpi tra Berlusconi e Salvini evidenzia una complessiva incapacità di assicurare la stabilità di una maggioranza parlamentare.
Irrilevante, ai fini dell’affidabilità, sarà la presenza e la determinazione di Fratelli d’Italia.
Dato questo scenario difficilmente il Capo dello Stato chiamerà al Quirinale Forza Italia o Lega ovvero due partiti che otterranno meno consenso del PD e del M5S e che, disuniti come sono nel loro stesso elettorato, pur se vincenti come coalizione risulteranno perdenti come partiti.
Chiamerà al Quirinale il Segretario di quel partito di sinistra che, cedendo al M5S ed a Liberi e Eguali ministeri importanti assicurerà governabilità.
Come già avevo “scommesso” in un precedente post di cui ripropongo il grafico conclusivo, oggi la sinistra e M5S sono a pochi passi dal Quirinale e dal Governo.
Il tutto grazie ad una inutile e dannosa contesta voluta da Forza Italia e Lega, o meglio da Berlusconi e Salvini, per vedere chi conta di più.
Come sempre succede. Fra i due litiganti il terzo gode. Spero tanto di sbagliarmi.