ACTUNG! PARTITO DELLE MAMME!!!
di Carmine FIORITI
Da circa un ventennio impera indisturbato un partito molto particolare: quello “delle Mamme”; un particolare tipo mamme – BEN LUNGI DA QUELLA TRADIZIONALE E FORMATIVA – che, a prescindere da qualsiasi cosa, ritiene i propri figli essere sempre e comunque nella ragione e, conseguentemente, vanno difesi contro tutti e tutto, con ogni mezzo ed a quyalsiasi costo.
Intanto i titoli dei giornali preoccupano sempre più:
• Studentessa viene sospesa e la mamma aggredisce la professoressa
• Aggredita la vicepreside del “Telesio”. Tutti solidali con la prof …
• studentessa bocciata, a cosenza aggredita vicepreside
• Il prof picchiato “Non ho paura ma è un segnale per tutti i docenti
• Assalita in classe con la sedia. La prof – Vimercate
• Un altro prof picchiato dai genitori, coro di condanne
• Rimprovera alunno e viene brutalmente pestato dal genitore …
• Prof aggredito e picchiato davanti alla classe.
Adesso, sarà pure un luogo comune, ma , ai tempi miei, quando un professore si limitava soltanto a convocare un genitore a scuola, erano “botte” prima ancora di capirne il perché.
Esagerata condizione di tempi passati? Sicuramente un poco, ma certamente a nessuno passava per la testa di mettere in discussione la parola del Prof e tanto meno ci si poteva permettere qualche schiribizzo rappresentato al massimo da una offesa verbale che veniva, comunque, pesantemente contraccambiata con la esclusione dello studente da “tutte le scuole del regno”. Così si diceva, quantunque la Repubblica fosse radicata da un bel pezzo
Però la scuola funzionava. Il prof stava in cattedra e lo studente sui banchi. Alle elementari la maestra aveva solitamente una bacchetta di legno con la quale, ogni tanto, batteva la mano di qualche alunno distratto, svogliato o “capoccione”. Mai nessuno è finito in ospedale per lesioni e mai alcuno si è mai guardato bene dal riferire “le bacchettate” ai genitori, per non aggravare la propria posizione con l’aggiunta di schiaffoni a sazietà.
Non risulta, poi, che alcuno dei “penitenti” sia stato mai accompagnato al pronto soccorso, né che abbia riportato traumi che, poi, hanno in qualche modo potuto attutirne le capacità psico-fisiche. Anzi, alcune migliori menti hanno riferito non solo di “bacchettate”, ma anche di permanenze in ginocchio, con sotto il granturco, al di là della lavagna.
Non saranno stati tanti, non saranno stati a migliaia, ma non pochi di quanti hanno subito tali tipi di “violenza educativa” sono stati spronati sulla strada maestra dello studio e della vita, ricoprendo incarichi di prestigio in tutto il mondo.
Intanto a 18 anni si partiva per fare il soldato. Se si frequentava l’università la naia veniva rinviata, ma solo se in regola con gli esami. Alla fine, comunque, il soldato lo si doveva fare. La prima lesione era il taglio dei capelli. Chiome fluenti venivano rase al suolo da una macchinetta micidiale, la seconda era la tuta mimetica, il più delle volte dilatata, in attesa della uniforme che non appariva prima di almeno quindici giorni, trascorsi irrimediabilmente dentro la caserma.
E qui la parola più carina sentita era “testa di c…” con alcune variazioni di tipo regionale da parte dei sergenti e marescialli. Per non parlare dei più vecchi, dai quali difficilmente ci si sottraeva senza pagare pegni di una varietà incredibile , alcuni dei quali al limite della riduzione in schiavitù. Quindi si marciava, si marciava e si veniva assaliti sempre da una schiera di epiteti vari, soprattutto in presenza di svogliati e cape toste. Non di rado si veniva svegliati nel cuore della notte per adunate inutili e, più recentemente, sempre di notte, si veniva sottoposti all’esame delle urine per verificare la presenza di cannabinoidi o similari……. Tante umiliazioni, si dirà, tante sofferenze, si penserà. Sì, potevano anche essere, ma chissà perché, pur non rimpiangendo assolutamente il periodo militare, nessuno ha mai pensato a quel periodo come ad uno inutile, deviante, e non formativo.
Sta di fatto che si finiva di fare il soldato e ci si sentiva davvero diventati grandi. Non tutto era utile nella vita militare, ma la stessa formava, forgiava il carattere e non pochi deboli trovavano giovamento, come non pochi sbandati si garantivano una aggiustata…..
Poi, all’improvviso, un povero maresciallo che non era andato oltre il solito “testa di c..” è stato puntato dalla mamma della vittima che l’ha portato in Tribunale. Fu la scintilla che innestò la costituzione del partito delle “mamme”; partito che, dalla metà degli anni novanta in poi, ha realizzato il cambiamento radicale dei costumi e del convivere. Dalla denuncia del maresciallo al ricorso al Tar per la bocciatura del figlio, il passo è stato breve ed efficace. Ogni fine anno una marea di mamme, facenti parte di quel partito anzidetto, fanno la felicità di non pochi amministrativisti, incaricati di ricorrere al TAR contro la bocciatura dei propri figli.
Poi ancora, la parola dell’insegnante comincia ad esser messa in discussione. Non è più quest’ultimo a dire “Suo figlio va bene o male, si comporta bene o male”, ma è la mamma che si rivolge al Prof dicendo: ”Come si è permesso di mettere un voto basso a mio figlio…… Ed infine alle parole si è preferito i fatti. Aggressioni ai prof, al vice preside, al pubblico ufficiale, all’incaricato del pubblico servizio a chiunque ricopre un incarico che ha a che fare con i figli di tali mamme, il cui partito, alla fine, ha vinto. La leva è stata abrogata. Le circolari sulla disciplina scolastica hanno sempre più limitata la sfera di attività educazionale degli insegnanti.
Il fatto è che da tutto questo è venuto fuori un gran casotto, che solo chi non vuole vedere continua a sorvolarlo, facendo finta di non vedere l’elefante dentro una cristalleria.
Se non si blocca questa escalation, si badi per nulla dovuta all’amore dei propri figli, ma soltanto dipeso dalla mancanza di tempo da dedicare ad essi ed educarli nel modo migliore, la situazione diventerà catastrofica e si alleveranno una schiera di fannulloni che, con lauree e specializzazioni, ottenute dalla scuola e dalle università che hanno paura, metteranno a rischio la collettività e faranno ancor più scendere il livello di credibilità dell’Italia, sottomettendo meriti e cervelli originali, gran parte dei quali non vede altra via di uscita che la strada dell’estero.
Che fare?
Difficile individuare il toccasana, ma almeno si ripristini un periodo di servizio militare (uomini e donne), almeno per garantire loro un grado di difesa per difendersi quando sarà il momento, perché purtroppo verrà; si garantisca, poi, la tutela dei pubblici ufficiali , così come abbiamo avuto modo di evidenziare tempo fa, onde scongiurare azioni aggressive ai danni degli insegnanti e degli altri pubblici ufficiali; si bocci chi non merita di essere promosso; si diano 110 e lode soltanto a chi effettivamente dimostra eccezionalità; si persegua chi ricorre al bullismo con criteri di correzione efficaci; si facciano maggiori controlli nelle scuole di ogni grado per evitare la diffusione di schifezze che offuscano menti e cognizioni e si tolleri qualche affermazione del tipo “testa di c….” perché quando ce vo’, ce vo’!