L’ERGASTOLO ITALIANO E QUELLO ESTERO…
di Carmine FIORITI
Sirhan Bishara Sirhan, palestinese di cittadinanza giordana, all’età di 24 anni, il 5 giugno 1968, uccise a colpi di pistola Robert Kennedy in un hotel di Los Angeles. Dopo nemmeno un anno, il 17 aprile 1969, fu condannato alla camera a gas, ma tre anni dopo la pena fu commutata in ergastolo. Nel corso degli anni di reclusione, l’omicida ha chiesto diverse volte la libertà condizionata, ma gli è stata sempre negata. Sta scontando l’ergastolo ancor oggi, dopo oltre cinquant’anni. Questo è l’Istituto dell’ergastolo fuori Italia.
In Italia, invece:
• Adriana Faranda, presente in via Fani, è stata condannata all’ergastolo nel 1983, ma liberata nel 1994.
• Bruno Seghetti è stato condannato all’ergastolo nel 1983 e ha ottenuto la semilibertà nel 1995.
• Raffaele Fiore, mai pentito e mai dissociato, condannato all’ergastolo nel 1983 è in semilibertà dal 1997, nonostante sia stato riconosciuto come omicida seriale oltre che in via Fani anche del giornalista Casalegno e dell’avvocato Croce.
• Valerio Morucci, compagno di Adriana Faranda, condannato all’ergastolo nel 1983, si dissocia nel 1985 ed è libero dal 1994.
• Franco Bonisoli, che sparò più di tutti in via Fani, compresi i colpi di grazia alla testa dei feriti e che eliminò il più “pericoloso” avversario dei brigatisti, il caposcorta di Moro maresciallo Oreste Leonardi, è stato condannato all’ergastolo nel 1983, ma è libero dal 2001. Tra l’altro, è il terrorista che ha gambizzato Indro Montanelli.
Solo alcuni esempi di una marea di ergastolani liberi che testimoniano come la certezza della pena in Italia sia un problema serio, la cui mancanza genera la convinzione all’impunità ed il successivo ricorso all’illecito.