MELONI L’EUROPA E WASHINTON
CON UN PARLAMENTO CAMBIATO NON SI PUO’ NON RICORRERE SUBITO AL VOTO ONDE DARE CONCRETEZZA ALL’ESITO REFERENDARIO. IN CASO CONTRARIO IL POTERE REALE LO AVRA’ LA “TERZA CAMERA”
di Carmine FIORITI
Al di là delle ovvie e naturali considerazioni trionfalistiche di cui avevamo fatto cenno alla vigilia del voto sul referendum, la percentuale dei NO che si attesta all’incirca sul 30% testimonia non tanto il rifiuto del taglio dei Parlamentari , a favore del quale era impossibile fare ogni tipo di propaganda, ma una chiara e netta richiesta di adeguare da subito il taglio confermato ad un nuovo sistema che bilanci la riduzione con la necessità di una migliore rappresentanza e magari anche con una diversa competenza camerale.
In altri termini, in un Paese normale che ha cambiato il suo Parlamento, bontà vorrebbe che, nell’arco di due mesi, ridisegnati i collegi elettorali, si andasse immediatamente al voto per dare concretezza, consistenza e senso al risultato referendario.
Poiché questa ipotesi sarà sicuramente osteggiata con tante e tante motivazioni a dir poco commoventi, la realtà che si prospetta domani e che tutti si sono guardati bene dal rappresentare è che la vittoria del SI , accompagnato da un rinforzo regionale della destra darà necessariamente una maggiore spinta, maggiore potenza e maggiori poteri, di fatto, alla…CONFERENZA STATO-REGIONI.
Questa Camera “nascosta”, in assenza di un ricorso immediato alle urne, appare, infatti, essere la indiscussa vincitrice del referendum costituzionale. La lega nulla ha detto in proposito, la destra ha fatto finta di niente, i cinque stelle hanno tirato dritto su quella che era una loro rivendicazione, il PD è andato a rimorchio dei 5S per ragioni di Governo e qualcuno che aveva timore di qualcosa del genere, soprattutto all’interno della sinistra e di FDI, ha votato NO.
Adesso è del tutto normale cantar vittoria da una parte o dall’altra, ma o si pone da subito le basi per una nuova, organica Costituzione o tutto sarà in mano al federalismo regionale, del Nord e del Sud. E questa volta le riforme devono essere per forza condivise, perché governare l’Italia con 14 Regioni contro non è assolutamente una impresa facile e qualsiasi iniziativa mal digerita, potrebbe dar luogo ad un immediato referendum per effetto delle prerogative regionali.
Comunque sia, la Terza Camera, questa sconosciuta, dopo l’esito referendario ha in mano le sorti del Paese e con Essa bisogna fare i conti, a meno che – come detto – si voti subito e ci si indirizzi verso una costituente che renda attuale ed efficace la costituzione vigente.
Questo per quanto riguarda l’esito referendario. Per il resto in qualsiasi spazio ove la Democrazia vige, una coalizione che si trovi in una posizione laddove dinanzi alle realtà regionali rappresenta a malapena i 5/19 non dovrebbe esitare a farsi da parte per chiedere una verifica elettorale che potrebbe anche arridere loro, oppure essere un chiaro segnale che gli amministrati vogliono cambiare CDA avendo più fiducia in altri per impiegare le risorse che l’Europa ci ha prestato e che, comunque, bisognerà ridare indietro, eccezion fatta per una piccola fetta a fondo perduto.
Come dice qualcuno “Sperem”.
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