CI VORREBBE IL CORAGGIO CHE NON C’E’!
di Carmine FIORITI
Considerato ed acclarato che il Presidente della Repubblica è assolutamente una “brava persona”, ma ben lungi dall’essere un decisionista, passionale e determinato come, magari, lo era un Sandro Pertini, pur di socialista estrazione, alla fine di “questa fiera”, abboccherà alle sirene del “Conte Ter”, magari dando una spintarella per una pacifica soluzione della quaestio renziana.
Non c’è dubbio che sarà così. Ma altrettanto sicuramente il suo nome, quello del primo ministro e quello dei ministri che si sono succeduti nel marasma della pandemia, saranno ricordati, a lungo, dai figli dei “nostri” nipoti che dovranno affrontare – ahimè – di tasca loro il risanamento del Paese, andando a saldare i debiti che si stanno contraendo, ancor prima della concessione di qualsiasi recovery, senza alcuna previsione di investimento che possa produrre effetti ristoratori a medio e lungo termine.
Certo, sembra azzardato e di cattivo gusto ipotizzare uno scenario del genere, ma se si vuole fare i conti con la realtà, togliendoci di dosso qualsiasi casacca di appartenenza, non si può non verificare una diffusa e preoccupante incompetenza, a causa della quale alcuna soluzione potrebbe trovare effetti benefici.
Ebbene, di tutta la coalizione governativa possibile ed ipotizzabile, non si riesce a scorgere una, dicesi una, persona che possa incarnare la figura dello “statista”; quella figura, per esempio, che seppe affrontare la ricostruzione post-bellica con i soldi del “piano Marshall”.
Non si riesce a scorgere questa figura rassicurante; una figura che, seppur ci dovesse imporre un periodo di “lacrime, sudore e sangue”, nel contempo dovrebbe essere in grado di rassicurarci indicandoci la via, la soluzione, l’uscita dall’emergenza, forte di una squadra competente che sappia gestire vaccini, scuole, posti di lavoro, licenziamenti, progetti portatori di benefici e non elemosine, strategie di consensi elettorali sfacciati e ridicole soluzioni ad un problema che non è un gioco di costruzioni.
La crisi, secondo un mio modesto parere, non è nata con il capriccio di Renzi; essa è scaturita dalla constatazione da parte di non pochi PD ( che nella coalizione sono gli unici ad avere qualche pur minima nozione da statista) che “di questo passo” avremmo soltanto continuato a fare debiti, senza alcun investimento serio, per cui l’Europa creditrice, nella quale sembra essersi rafforzata la convinzione dei paesi c.d. del “rigore”, prima o poi, con le verifiche previste, ci avrebbe bloccato tutto. Da qui anche la pressante richiesta di Renzi di ricorrere al MES in quanto, così facendo, avremmo comunque avuto di sicuro a disposizione dei fondi per creare una rete di presidi ospedalieri efficaci, non tanto per il presente, ma soprattutto per i futuri virus che scapperanno da qualche altro laboratorio sperduto del pianeta. Ed avremmo potuto riaprire tutti quegli ospedali sul territorio, che una cieca politica ha voluto confondere con le aziende produttive e che soltanto oggi se ne comprende la fondamentale funzione di sfogo sanitario di cui si ha una necessità impagabile in qualsiasi scenario di crisi epidemiologica e non solo (che ce ne saranno altri non è ipotesi fantasiosa o da malati di……. A me sembra, infatti, che tutto questo caos sia una prova generale per l’impiego di nuovi modelli di combattimento per eventuali conquiste, mai abbandonate da parte di tutti i paesi totalitari ed imperialisti).
Ecco, la crisi è tutta qui: nella paura di non sapere in che modo impegnare proficuamente i soldi prestati al fine di non farli pesare notevolmente sulle future generazioni. In sintesi, stavamo andando senza alcuna strategia verso forme di assistenzialismo che non avrebbero potuto far fruttare i soldi disponibili. Il problema è semmai come fare perché, sembra, siano già stati impegnati circa 160 dei 209 miliardi che dovrebbero arrivare. C’è quindi paura di “far saltare il banco”.
Tutto questo il Presidente Mattarella lo sa e, a rigor di logica, avrebbe soltanto due strade da percorrere: disegnare un governo dell’emergenza ( perché giammai ci si è trovati in una situazione tale, dopo quella incredibile del terrorismo ), attingendo nel calderone, assai ristretto peraltro, delle migliori menti e qualità del Paese per affrontare questo secondo piano Marshall; la seconda sono le elezioni , subito, in emergenza pandemica, in situazione non facile, ma che risolverebbe il problema in modo legittimo e confacente con quelle che sono le esigenze dei cittadini dal momento che potrebbe e dovrebbe partorire la possibilità di maggioranze sicure, non importa se di questo o di quel colore, ma in grado di affrontare decisamente le sfide esistenti. Questo perché, comunque la si giri, il trovare muratori, costruttori, ingegneri, geometri, bancari e quant’altro occorre per superare i margini delle maggioranze assolute, all’interno delle disponibilità parlamentari esistenti, appare cosa del tutto “provvisoria” e destinata a cedere nel momento in cui dovessero mutare gli interessi, gli scenari, le varie appetibilità.
Un governo adesso, con gli impegni e le necessità del Paese, dovrebbe essere quanto mai granitico, avere gli attributi, le qualità e gli uomini in grado di capire, di sapere, di essere in grado di affrontare le emergenze con una visuale diretta al futuro del paese, anche in contrapposizione con gli umori popolari che, a volte, non sono in grado di vedere oltre le proprie necessità. Un governo di responsabili, va bene, ma non raccattati alla bell’è meglio. Che lo siano davvero per competenze, professionalità ed altro e che potrebbero, quasi sicuramente, non trovarsi all’interno del Parlamento, perché non si possono ricoprire incarichi soltanto avendo la buona volontà, in assenza di una visione statista che non appare essere presente in non pochi Ministri passati, visti dove siamo andati a finire con le soluzioni estemporanee e del tutto inutili in fatto di sicurezza, di scuola, di ristori effettivi, di iniziative atte a risolvere i problemi della politica internazionale e soprattutto nella organizzazione ed attuazione dei piani di emergenza sanitaria e vaccinale che denotano falle e confusioni preoccupanti.