USO POLITICO DELLA MEMORIA.
di Luciano MENEGHETTI
È il titolo del seminario che il rettore comunista della locale università Tomaso Montanari ha organizzato a Siena per oggi, “Giorno del ricordo per le vittime italiane delle foibe”. Il suo fine: screditare e ridicolizzare la scelta del parlamento italiano di istituire con la legge del 30.32004 n. 92 il 10 febbraio come giorno in ricordo dei circa 25.000 connazionali gettati dagli assassini comunisti di Tito, a volte ancora vivi, nelle voragini del Carso dette “foibe”, alla fine della seconda guerra mondiale.
Montanari si crede furbo. È invece un tipico esempio ed epigono della nota “doppiezza togliattiana” dei comunisti italiani.
Lui dice di non negare i morti delle foibe, ma di voler solo criticare e “suscitare” il dibattito, sull’uso politico della tragedia che ne avrebbero fatto quelli che lui chiama i “fascisti”.
L’oggetto della sua tesi, che da lui viene sostenuta da anni, è che istituire un giorno della memoria per ricordare un pur vero misfatto di matrice comunista, ha permesso ai “fascisti” una strumentalizzazione utile e il possesso di un’arma politica da brandire nella lotta politica.
Lui dice di battersi solo contro la strumentalizzazione e non per negare le foibe.
L’ipocrisia di questo discorso “cattedratico” è grande, ha diversi profili e nasconde solo la rabbia per il fascio di luce che “il giorno del ricordo” getta ogni anno su uno dei tanti buchi neri della storia del comunismo internazionale, questa volta a carico di migliaia di civili italiani.
Primo: il giorno della memoria è stato votato da tutto il parlamento, salvo una quindicina di comunisti puri e duri che erano rimasti. Quindi i “fascisti” di cui parla Montanari non sono quelli che l’anno votato, evidentemente.
Egli cioè, da vero “togliattiano”, dice: fessi siete stati a votare una legge così, che pur basata su un fatto vero, aiuta la destra, che per lui comunista, è di per sé “fascista”. Il suo ragionamento è che la sinistra non doveva fare una cosa, che anche se valida sul piano morale, è una zappa sui piedi sul piano politico.
Tipico ragionamento da comunista: si fa ciò che serve nella lotta politica, non ciò che è giusto.
Secondo: con il giorno del ricordo avete dato alla destra, dice Montanari, cioè ai “fascisti” (l’uso delle parole è sempre essenziale per i comunisti), un mezzo per usare politicamente la memoria.
Praticamente accusa chi a sinistra ha votato il giorno del ricordo di aver dato alla destra la possibilità di fare ciò che da 70 anni fa la sinistra contro la destra: usare strumentalmente la memoria del fascismo per fare la lotta politica alla destra.
Nella democrazia italiana infatti non esiste una naturale sana contrapposizione liberale tra destra e sinistra, perché quest’ultima, usa il ricordo del fascismo italiano per impaurire gli elettori e spingerli a votare sempre e comunque al centro o a sinistra.
L’ultimo esempio sono state le recenti elezioni amministrative col “pericolo fascista” subito strombazzato, dopo il calcolato e permesso assalto alla sede romana della CGIL.
Questa infatti è una delle ragioni perché dalla caduta del governo Tambroni nel 1960, l’Italia è in mano al centrosinistra, salvo gli sbiaditi ed insulsi periodi dei governi Berlusconi.
Terzo: dire che ricordare le foibe aiuta i “fascisti”, è come dire che ricordare l’olocausto ebraico aiuta Israele e che è sbagliato perché quest’ultima così strumentalizzerebbe il genocidio degli ebrei da parte dei nazisti per fare la lotta politica agli arabi.
Tipico argomento da proto nazista e negazionista.
Quindi Montanari, ben conscio dell’arma politica di cui si è sempre servita e si serve la sinistra con l’uso politico della memoria del fascismo, è un ipocrita quando dice di non essere un “negazionista” sulle foibe.
A lui della verità di quei massacri nulla interessa. È solo arrabbiato perché il giorno del ricordo permette alla destra, non ai fascisti, di fare ciò che la sinistra fa da 70 anni: gettare in faccia all’avversario politico le sue nefandezze storiche, per vincere nell’agone politico attuale.
E badate: Montanari non è isolato a sinistra. È solo uno che non ha paura di esporsi, dicendo ciò che a sinistra molti pensano e masticano amaro.