di Giorgio De Biasi
Forse perché da sempre diffido di quel “moralismo” che tende ad attribuire esclusiva importanza alle astratte considerazioni di ordine morale, reputo che il perseguimento di un interesse personale sia assolutamente legittimo per chiunque.
L’interesse personale si raggiunge studiano più degli altri, lavorando più e meglio degli altri, sfruttando tutte le opportunità che ci si presentano davanti e, non da ultimo, affrontando con determinazione tutte le sfide che la vita propone giorno dopo giorno.
Accade però spesso, ma non molto spesso, che il nostro interesse personale non sia funzionale ad affermare quell’interesse collettivo che rende solida una famiglia, una comunità, uno Stato.
Ma quando all’interno dell’interesse collettivo nasce un interesse personale comune a più persone e non singolo, allora la scelta di coloro che sono chiamati a tutelare l’interesse collettivo e ad assicurarlo non può che essere pragmatica ovvero scevra da considerazioni di ordine morale.
Fatta questa premessa possiamo ora analizzare la situazione che si è creata con la recente crisi Ucraina laddove USA, Ucraina e Stati Europei sono in conflitto con la Russia.
Un conflitto che ha radici d’ordine morale ma anche e soprattutto pragmatici interessi ascrivibili alla sicurezza dei confini ed a schieramenti geopolitici degli attori in campo.
Saltando a “piè pari” l’analisi per stabilire di chi sia la colpa soffermiamoci sulle “sanzioni” che gli USA e l’Europa imporranno alla Russia quale punizione per il riconoscimento Russo del Donbass e per il posizionamento delle sue truppe a Donetsk e Lugansk.
Verosimilmente, forse non ora ma certamente in caso di vera e propria invasione, le sanzioni disposte dall’occidente colpiranno anche il settore energetico impedendo ai paesi europei di importare gas e petrolio dalla Russia.
Cosa ne sarà dell’Italia che dipende dal gas russo per oltre il 40% del suo fabbisogno non è ancora non lo sappiamo poiché il Governo Draghi, pur affermando di voler tenere fuori dalle sanzioni le materia energetica, non ha ancora assunto una decisione drastica come quella assunta dalla Germania che, di fatto, ha già bloccato il gasdotto Nord Stream 2.
Credo sia chiaro a tutti che se la Russia chiude i rubinetti del gas l’Italia incontrerà enormi difficoltà, sia per quanto attiene la produzione industriale ma anche e soprattutto per lo svolgersi della vita dei suoi cittadini.
Con il gas che non arriva si mischieranno, allora, due interessi diversi: quello personale di ogni persona, di ogni famiglia e quello collettivo della comunità.
Allora la scelta sarà obbligata. Lasciare che Russi ed Ucraini se la vedano tra loro oppure schierarci con coloro che vogliono chiudere tutto isolando la Russia dal resto del mondo, senza considerare che anche gli stati che dipendono dall’energia russa, resteranno isolati.
Orbene se USA, Francia, Germania e tutti gli altri vogliono combattere per Kiev possono farlo liberamente da soli, con le loro armi e con i loro mezzi.
Per quanto mi riguarda io resto legato al mio interesse personale di tenere acceso il fornello della cucina, lo scaldabagno e la sala di rianimazione dell’ospedale senza svenarmi per pagare l’energia come oro colato.
Ove poi non sarà solo il mio fornello a restare spento ma saranno tutti quelli del mio condominio, del mio quartiere e della mia città, allora vedrete che l’interesse personale divenuto collettivo obbligherà intere comunità ad abbandonare atteggiamenti dettati da considerazione di ordine morale per abbracciare quel pragmatismo che permette di accendere il gas.