di Luciano MENEGHETTI
Nell’analizzare la situazione della guerra in Ucraina, bisogna cercare di usare lo spirito critico che è rimasto in noi, nonostante la propaganda di guerra che ci viene propinata ogni giorno dai giornali e dai telegiornali.
Il generale prussiano Von Clausewitz disse la famosa frase: “La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi. La guerra è un atto politico”.
Questo è un concetto che poteva essere accettabile nell’ottocento quando fu pronunciato, ma non nel 21esimo secolo.
Non si può fare politica facendo la guerra, come ha fatto Putin con l’invasione dell’Ucraina.
Detto questo però, nulla può impedire di analizzare le cause di questa guerra.
Il farlo e il riconoscere che le colpe non stanno tutte dalla parte della Russia, non può significare essere inseriti in una lista di proscrizione di stampo “fascista” dei cd. “amici di Putin” come apparsa su “Repubblica.
Questo, altro non è che un modo per rifiutare il dialogo e per chiudere la bocca ai “dissidenti”.
Certo, io mi pregio e mi onoro di essere, in merito alla guerra in Ucraina, un “dissidente”.
Basta infatti cercare su Google la storia dell’Ucraina di questi ultimi otto anni, per riconoscere le gravi colpe degli Stati Uniti e dell’U.E.
Nel 2014 governava l’Ucraina Januchovich, un presidente filo-russo, ma legittimamente e democraticamente eletto nel 2010.
Gli Stati Uniti e l’U.E., dopo le prime manifestazioni spontanee contro il governo a fine 2013, le cd. euro-Maidan dal nome della piazza Maidan di Kiev dove avvenivano, fomentarono e finanziarono l’allargamento delle manifestazioni di piazza in tutta l’Ucraina, con decine di morti, contro Januchovich, costringendo quest’ultimo a fuggire in Russia.
Praticamente un golpe appoggiato dall’Occidente.
Iniziò da allora in Ucraina una guerra civile tra ucraini filo-europei, sostenuti dall’Occidente, e filo-russi, sostenuti da Putin, che in otto anni ha provocato circa 14.000 morti, in maggioranza miliziani e civili filo-russi della regione orientale dell’Ucraina nota come Donbass.
Di tutto questo sui giornali e telegiornali dell’Occidente in questi otto anni, quasi nulla.
Da notare che tale guerra civile ha avuto il suo “casus belli” con la cd. “strage di Odessa”.
Questa è storia: il 5 maggio 2014 a Odessa ci furono manifestazioni di piazza e scontri tra ucraini filo-Europa e filo-Russia. Un gruppo di manifestanti filo-Russia, inseguito, si rifugiò in un palazzo, a cui i miliziani filo-Europa diede fuoco per sloggiarli. L’incendio provocò la morte di 42 persone intrappolate.
La polizia (al governo, scacciato Januchovich, erano arrivati i partiti di opposizione filo-Europei) non individuò mai i responsabili della strage.
Durante questi otto anni di guerra civile Putin ha chiesto insistentemente la neutralità dell’Ucraina, per ragioni di sicurezza nazionale della Russia.
Gli Stati Uniti hanno sempre rifiutato e ancora oggi, a guerra in corso, rifiutano la neutralità dell’Ucraina. Rifiutano la richiesta di Putin che l’Ucraina sia uno stato cuscinetto tra Occidente e Russia.
Putin nel 2022 ha scelto di risolvere la questione con l’invasione dell’Ucraina, quindi di fare politica attraverso la guerra, come diceva Clausewitz.
Questo nel 2022 è certo inaccettabile.
Tuttavia altrettanto inaccettabile è la posizione dell’Occidente, che ha rifiutato e ancora oggi rifiuta di tenere conto delle esigenze di sicurezza nazionale della Russia.
Come reagirebbero gli Stati Uniti se la Russia si alleasse con il Messico e volesse piazzare missili nucleari al confine col Texas