Gennaro Rubino risponde a Mirko Bilò
Non sono d’accordo e cerco di argomentare. L’interesse geopolitico statunitense per un’Ucraina strappata dall’influenza russa, quale tappa fondamentale di un suo processo di isolamento, è di antichissima data. Non credo neppure se sia ancora in commercio e oltretutto non ricordo sia mai stato tradotto, altrimenti te lo suggerirei, ma Zbiniew Brzezinski, già nel 1982, scrisse testo illuminante sotto questo profilo: “Between Two Ages: America’s Role in the Technetronic Era”. In quella prospettiva, centrata sui già presenti ma soprattutto previsti sviluppi della rivoluzione digitale, allora totalmente appannaggio Usa, Brzezinski tracciava un quadro di espansione ad est della Nato e progressiva frammentazione, dell’allora Urss, con uso combinato di soft e hard power, che coronato da successo, con il distacco dell’Ucraina, avrebbe reso del tutto ininfluente l’Ue, subordinandola totalmente alla capacità di manovra americana. L’intelligenza di Brzezinski si coglieva nel fatto che, a differenza dell’attuale amministrazione americana, lui collocava tutto questo in un quadro di netta cesura degli interessi tra Cina e Russia e di progressiva normalizzazione dei rapporti tra Usa e Cina, per i quali lavorò fattivamente, nella sua trentennale attività politico-diplomatica. Biden, adesso si muove in una cornice di aperta contrapposizione con Pechino e più che potenziale riavvicinamento fra Cina e Russia; oltretutto, in una situazione in cui l’egemonia in materia digitale, non è più saldamente in mano statunitense. Da qui, i legittimi dubbi sulla sensatezza dell’attuale politica di Washington. Tanti più dubbi ho però, su quest’Europa, che è solo poco più che un’area con moneta unica. A mio parere, sarebbe pericolosissimo puntare ad un suo riarmo, che anche solo per gli intrecci della potentissima industria bellica euroatlantica, continuerebbe a muoversi in ambito Nato. Qualora, però, fosse anche autonoma, nemmeno dissanguandoci di risorse, potrebbe collocarci oltre il ruolo di un altro, fra i troppi imperialismi regionali presenti. Ritengo che proprio questo proliferare di imperialismi regionali, accanto alla crisi evidente della potenza egemone, rappresenti il più grande pericolo per la pace nel mondo. Deve esserci un’altra strada. Un caro saluto.