di Giorgio De Biasi
Proprio quando le difficoltose trattative in corso tra invasori russi e occupati ucraini stanno avanzando verso un’intesa capace di portare alla cessazione del fuoco ma, soprattutto, in grado di consentire un diretto confronto tra Putin e Zelesky, dobbiamo assistere ad una fortissima ingerenza degli USA che, giorno dopo giorno e ora dopo ora, innalzano le sanzioni gridandone gli effetti positivi, magnificano gli aiuti economici da loro concessi e poi, con la voce del Presidente Biden, non perdono occasione attaccare sul piano personale Putin.
Le ultime pubbliche conferenze stampa di Biden sono lì a testimoniare l’atteggiamento del Presidente U.S.A. ed a rendere visibile l’acredine verso Putin quando, in conferenza stampa, dice di lui: «Putin è un dittatore omicida e un puro criminale».
Questo atteggiamento aggressivo e arrogante nei confronti della Russia e segnatamente nei confronti di Putin, non trova riscontro analogo nel comportamento di Zelesky né in quello dei leader Europei, Israeliani, Turchi e Cinesi.
Forse il comportamento degli U.S.A. null’altro è che la volontà di condizionare negativamente una trattativa giudicata non soddisfacente per loro ma giudicata positiva, almeno in parte, dagli Ucraini.
Sembra quasi che gli U.S.A. abbiano paura di restare “fuori dalla trattativa” che, giustamente, Zelesky vuole si svolga “faccia faccia” tra lui e Putin.
Di certo qualora si arrivasse ad un trattato siglato da Ucraina e Russia sotto la garanzia di un paese terzo come la Cina o la Turchia, gli U.S.A. di Biden risultando estranei al processo di pace non potrebbero vantare dall’Ucraina quel credito che gli hanno concesso con gli aiuti economici e con le armi.
Gli attacchi quotidiani degli U.S.A. contro Putin e la Russia sono il sintomo di un “irrefrenabile arroganza” di voler essere parte della trattativa, parte dell’accordo e, pertanto, fautori della pace.
Dentro a questa realtà è possibile comprende l’irritazione di Biden quando sente da Zelesky che l’Ucraina è ben conscia di non poter aderire alla NATO e di essere disponibile ad un riconoscimento territoriale che non disgreghi l’Ucraina lasciandogli aperto l’accesso al Mar Nero.
Partendo da qui è ora possibile comprendere che tale atteggiamento degli U.S.A. è tale grazie anche al “silenzio” di un’Europa che, subalterna nella NATO governata dagli U.S.A. e altrettanto prona a condividere le sanzioni made U.S.A., non è stata capace di svolgere quel suo naturale ruolo di mediazione che gli appartiene ma che non ha saputo dispiegare.
È sul silenzio dell’Europa che gli U.S.A. hanno potuto occupare, nonostante gli encomiabili sforzi di Macron e di Olaf Scholz, il centro di una trattativa che Russia e Ucraina preferiscono condurre con altri mediatori.
Ritenendo verosimile questo scenario è possibile ipotizzare che gli U.S.A. siano oggi un ostacolo per il proseguire della trattativa e, in sostanza, per l’accordo di pace.
Potendo ipotizzare che l’Ucraina possa sottoscrivere un accorso siglato anche dagli U.S.A. come garanzia internazionale è difficile credere che la Russia possa sottoscrivere un accordo con l’Ucraina siglato anche da Biden.
Se gli U.S.A. vogliono davvero la pace dovrebbero estraniarsi dalla trattativa senza neppure pensare di suggerire agli Ucraini i termini della stessa.
Seppure in ritardo spetta ora all’Europa far comprendere a Biden che deve restare fuori dalla partita.
Primo perché se continua ad intervenire nei colloqui diretti li rende difficili.
Secondo perché gli U.S.A. devono comprendere che l’Europa non è governata né da loro né dalla loro NATO.
Si spera che questa Europa si svegli, tiri le orecchie a Biden e faccia capire a Putin l’errore commesso infliggendogli una giusta punizione.
La pace la possono solo firmare coloro che si sono combattuti ovvero Ucraini e Russi.