di Francesca DI MASSIMO
Il discorso di Joe Biden in cui ha etichettato come «criminale di guerra» Putin rischia di diventare un pericoloso boomerang per l’Ucraina. Non solo le esternazioni del presidente americano rischiano di compromettere il negoziato per la pace. Per evitare l’escalation nucleare fra due superpotenze atomiche (Usa e Russia), la Casa Bianca non può che continuare con la stessa ricetta: sanzioni economiche e aiuti militari. Nulla di più. Ma il paventare un rincaro della dose di armi spinge l’Armata russa all’immediata intensificazione della manovra distruttiva con tattiche e strumenti ancor più devastanti. Giocare d’anticipo per impedire la concreta consegna di armamenti addizionali promessi a Kiev diventa quasi un obbligo per Mosca.
Inoltre ad irritare Mosca, probabilmente, non sono tanto le accuse dirette al capo di Stato della Russia, ma il fatto che provengano dalla nazione che più di altre negli ultimi decenni ha causato guerre in giro per il mondo. Usando lo stesso metro, se il presidente russo è un criminale di guerra, allora tutti gli ultimi presidenti Usa potrebbero essere bollati come tali.