di Luciano MENEGHETTI
Parafrasando Gobetti (“Il fascismo come autobiografia della Nazione”), ieri sera, con la seconda mancata qualificazione consecutiva ai mondiali, dopo essere stati 8 mesi fa Campioni d’Europa, la nazionale di calcio ha dimostrato veramente di incarnare l’autobiografia del popolo italiano, dei suoi pregi e dei suoi difetti.
Noi oscilliamo sempre tra Caporetto e il Piave, tra sorprendenti trionfi ed inspiegabili disfatte.
Per gli italiani non esiste mai l’equilibrio di azioni organizzate, di eventi previsti e di decisioni basate su dati accertati.
Ci affidiamo sempre alla nostra capacità di inventare sul momento.
Aspettiamo di arrivare di fronte al problema, per poi cercare di risolverlo con l’intuizione e l’invenzione.
Se ci va bene sono vittorie inaspettate.
Se ci va male sono cadute rovinose.
Non abbiamo vie di mezzo.
Così anche in politica, nell’azione di governo e nelle cose militari.
Ora, senza riflettere, senza valutare e senza discutere soprattutto, ci siamo buttati a fare i “cowboy” e ad armarci, contro la nostra indole di gente che la guerra non la sa fare.
Stiamo facendo “ammuina”: facciamo la faccia feroce, diventiamo ‘ostili”, senza che il popolo parli e senza neanche chiedergli di parlare.
Speriamo che dietro l’angolo non ci sia un’ennesima Caporetto.
Sarebbe l’ultima.