C’era da aspettarselo che prima o poi qualcuno, che crede di sapere tutto ed anche “una pagina in più” del libro appena letto, si sarebbe rifiutato di sedere al tavolo del confronto con persone ritenute portatrici di idee differenti dalle loro.
Se è possibile comprendere le motivazioni che spingono Biden e Putin a non sedersi al tavolo della trattativa diviene difficile comprendere perché Andrea GILLI della Nato Defence College nonché Nathalie TOCCI e Nona MIKHELIDZE rispettivamente direttrice e ricercatrice dell’Istituto Affari Internazionali di Roma si siano rifiutati di partecipare alla trasmissione televisiva “di Martedì” sol perché in collegamento c’era anche Nadana Fridrikhson, la giornalista russa di Zvezda.
Queste tre autorevolissime “élite” che la guerra non l’hanno mai fatta e neppure mai vista, ci dicono che il loro rifiuto, di sedersi accanto ai propagandisti del governo russo, deve leggersi come “appello” al popolo italiano affinché metta alla porta la propaganda e le fake news russe.
Studia oggi e studia domani queste tre eminenti “élite” forse non hanno ancora compreso che “la propaganda” ovvero l’arte di “far credere” è attività fondamentale in tutte le guerre.
Indure a credere, prefigurare, convincere prefigurando sono attività tipiche di ogni guerra.
Attività che sono sempre rivolte sia all’esterno di uno schieramento che dentro lo stesso.
Stupisce, che queste tre illuminante menti non abbiamo ancora compreso che quando ci si confronta con giornalisti e anchorman gestori di trasmissioni e notizie di un regime totalitario come quello russo e quello
cinese null’altro ci si può attendere se non la sola propaganda.
Ma cosa si vuole che dicano i russi? Forse ci si aspetta ci dicano che hanno sbagliato?
Ma cosa si vuole che dicano i giornalisti russi? Forse che Putin sta sbagliando?
Gli italiani sono, bravi, paziente ma non scemi e capiscono da soli quando le parole, i racconti i servizi televisivi sono ricercate, scritti e montati ai soli fini propagandistici.
La trasmissione della 7 di un Mentana e di un Fabbri che parlano da soli per ore, senza un confronto, un dibattito può forse chiamarsi “informazione” oppure è pura “propaganda”?
Forse nulla di tutto questo.
Ma sicuramente dentro al rifiuto di partecipare alla trasmissione e dentro a moltissimi talkshow delle nostre televisioni si sta appalesando una generazione che, permeata dalla cultura propria della sinistra cattocomunista, sta conquistando posizioni di comando nei giornali e nelle televisioni.
Ma non solo. Grazie ai maggiori quotidiani, alla televisione pubblica ed alle emittenti private si sta diffondendo quel “pensiero unico” falsamente chiamato “progressista” che non consente al “pensiero critico” di parlare. Che non esita a mettere alla gogna mediatica persone accusate d’avere offeso quel sacro valore del “politicamente corretto”, lanciando al tempo stesso, campagne di denigrazione verso coloro che hanno l’ardire di criticare.
Brutta storia questa delle TV italiane che fanno a gara pe rinvitare giornalisti e politici russi per aggredirli e mancargli di rispetto.