di Luciano MENEGHETTI
Il Comando Supremo dell’esercito ucraino ha emesso oggi un comunicato con cui ha dato la notizia di aver ordinato al comandante del battaglione Azov che “difendeva” l’acciaieria Azovstal di “salvare la vita dei soldati combattenti” e che è in corso “l”evacuazione” di quest’ultimi.
UN GIRO DI PAROLE PROPAGANDISTICO PER EVITARE DI USARE LA PAROLA “RESA”, VISTO CHE I SOLDATI UCRAINI SONO PORTATI IN TERRITORI CONTROLLATI DAI RUSSI.
Lo capiscono anche i sassi che gli asserragliati nell’acciaieria si sono arresi, ma gli ucraini non lo possono dire.
E non lo possono dire per un motivo molto poco encomiabile.
Fino a che avevano nei sotterranei i civili che si erano portati come “scudi umani”, i soldati ucraini hanno tenuto la posizione dicendo che avrebbero combattuto fino alla morte.
Infatti, i russi non attaccavano veramente perché c’erano i civili.
Quando i soldati ucraini sono stati costretti a “liberare” i civili, che non ce la facevano più e i russi hanno, quindi, attaccato in forza, gli “eroi” del battaglione Azov si sono arresi per salvarsi la pelle.
Anche il feld-maresciallo Friedrich Von Paulus, comandante della sesta armata della Wermacht circondata e assediata nella sacca di Stalingrado, nonostante l’ordine di Hitler di resistere o morire, si arrese ai russi il 2 febbraio 1943.
A Hitler non gli venne mai in mente però di raccontare che stava “evacuando” i suoi soldati da Stalingrado, ma, anzi, si incazzò come una biscia per la “resa” di Paulus, primo feld-maresciallo della storia tedesca che aveva avuto la viltà di arrendersi invece di suicidarsi.
Gli “eroi” di Azovstal, anche per i media italiani, invece, stanno “evacuando”, ma non si sono arresi.
A volte anche la propaganda fa proprio ridere, per non piangere