di Luciano MENEGHETTI
La guerra in Ucraina ha aperto gli occhi a molti in Occidente. Persone che si sono rese conto della porcheria rappresentata dalla politica estera degli Stati Uniti nel ventesimo e ventunesimo secolo.
La guerra ha, infatti, spinto molti, quelli dotati di spirito critico e di voglia di riflettere, a rileggersi le cronache di storia degli ultimi centoventi anni. Si è così scoperto che dalla fine del diciannovesimo secolo gli Stati Uniti hanno attuato, in modo cinico e criminale e causando migliaia di morti, la cd. “dottrina Monroe”, dal nome del presidente degli Stati Uniti che nel 1823 la elaboro’, facendo in modo che fosse la base di tutta la politica estera americana nei decenni a venire, fino ai giorni nostri.
Tale dottrina sostiene che gli Stati Uniti sono legittimati a intervenire in qualsiasi Paese straniero, militarmente o attraverso tecniche di sostegno di governi “amici” o di abbattimento di governi “nemici”, non importa se eletti o meno democraticamente, se questo serve alla tutela degli “interessi economici e geopolitici” americani.
Fino alla fine della guerra fredda nel secolo scorso, tale dottrina è stata attuata per circa 100 anni in America Latina, il cd. “giardino di casa” degli Stati Uniti, come appunto la chiamava Monroe, con la creazione ed il sostegno di tutte le dittature “fasciste” militari di quell’area, in Brasile, Cile, Argentina, Paraguay, Uruguay, Cuba, ecc. ecc.
Dal 1990, venuto meno l’antagonista principale che contrastava gli Stati Uniti, l’Unione Sovietica, questa politica di dominio per lo sfruttamento economico del pianeta è stata allargata ad altre aree geografiche: Balcani (vedi ex Jugoslavia), Afghanistan, Irak, Libia, Siria, ecc. ecc.
Pertanto, quando la Russia all’inizio del ventunesimo secolo ha iniziato a contrastare nuovamente la “dottrina Monroe”, pretendendo parità di trattamento e rispetto da superpotenza, gli Stati Uniti hanno individuato il nuovo nemico: Putin.
Come attuare la “dottrina Monroe” nei confronti della Russia? Lo annunciò proprio l’allora senatore Biden nel 1997 in un discorso: utilizzare la Nato per “circondare” la Russia, per soffocarla, economicamente e militarmente, estendendo il “potere” militare statunitense a est fino ai confini russi.
L’Ucraina e la Georgia erano le punte di freccia, come le definiva Biden, individuate dagli Stati Uniti, per puntare al “cuore” della Russia. Una volta estesa la Nato a est e portata alla fine in quei paesi, il gioco era fatto.
In Ucraina e Georgia servivano però governi compiacenti anti-russi, ivi installati con le solite tecniche di destabilizzazione delle democrazie e appoggio alle frangie politiche “fasciste” delle societa di quei paesi, tecniche messe a punto in America Latina per cent’anni (vedi “l’operazione Condor” iniziata negli anni ’70 dall’allora presidente americano Nixon per coordinare i servizi segreti dei paesi latino-americani e favorire l’installazione delle dittature militari).
Gli Stati Uniti puntavano così al cambio di regime in Russia. Puntavano ad abbattere Putin e a sostituirlo con qualcuno di “malleabile” agli interessi statunitensi.
Questo è ciò che è avvenuto in Georgia e in Ucraina negli ultimi vent’anni.
Solo che sia in Georgia che in Ucraina Putin ha reagito, ed essendo un dittatore ha reagito da dittatore, cioè con la guerra.
Pertanto, fino a che i paesi europei non la smetteranno dal fare gli “utili idioti” degli americani e rifiuteranno di attuare la “dottrina Monroe” per gli interessi degli Stati Uniti nel nostro di “giardino di casa”, l’Europa, la guerra in Ucraina non finirà.
L’OCCIDENTE HA CREATO IL PROBLEMA.
SPETTA ALL’OCCIDENTE RISOLVERLO.