LE TRINCEE DELLA SINISTRA E LO STATO FORTE
di Giorgio De Biasi
Può considerarsi verosimile che all’atto della formazione del governo Giorgia Meloni abbia messo in conto tutte le difficoltà che avrebbe incontrato nel fare approvare al Parlamento quei decreti e quelle leggi che aveva promesso di promuovere al fine di ridisegnare l’Italia.
La “svolta” verso provvedimenti identitari era già ben visibile dal chiacchiericcio spesso inopportuno dei suoi alleati impegnati a recuperare quel consenso che Forza Italia e Lega avevano perso.
Lo stesso elettorato di Fratelli d’Italia si aspettava che un “nuovo vento” modificasse la realtà sociopolitica correggendo, sin dalle prime mosse del governo, i macroscopici errori commessi da governo Conte 2 e da quello guidato da Draghi contro i quali Fratelli d’Italia si era opposto in solitaria.
Ma mentre il governo si andava formando risultavano anche evidenti tutte le difficoltà che si sarebbero infrapposte alla piena esecuzione del programma illustrato in campagna a elettorale.
Già da allora si capiva che il “tutto e subito” era reso impossibile dallo stato dei conti pubblici, dallo stato della guerra in Ucraina, dallo stato del costo dell’energia e, non ultimo, dall’esigenza di non fomentare uno scontro sociale affrontando in “piena velocità” quella svolta che l’elettorato si aspettava e si aspetta.
Alle obiettive difficoltà imposte dalla realtà socioeconomica si devono oggi aggiungere quelle derivanti da una determinata e forte opposizione che PD, M5S e Sinistra Italiana legittimamente svolgono nel loro pieno diritto sancito dal voto popolare.
Nello svolgersi di una democrazia compiuta “ben ci sta” che l’opposizione svolga il suo ruolo, così come “ben ci sta” che Confindustria e Sindacati esprimano la loro contrarietà alle norme legislative o criticando, anche aspramente, l’azione governativa.
Naturalmente ognuno si augura che ogni forma di opposizione, di critica e di condanna restino ancorate alle democratiche formule del confronto parlamentare e del confronto sindacale senza che il pur legittimo richiamo “alla piazza” inneschi un “conflitto sociale” difficile da contenere e fermare.
Questo, in buona sostanza, è lo scenario dentro al quale le forze politiche di maggioranza e di apposizione nonché sindacati, Confindustria e altre associazioni imprenditoriali interagiscono legittimamente per il bene dell’intera comunità.
Esiste però un altro soggetto che dentro lo scenario, o meglio nascosto all’interno e nelle pieghe dello scenario, interagisce senza avere la legittimazione che i già menzionati attori politici e sociali possiedono sia per effetto di democratiche consultazioni sia in base al consenso ottenuto con le volontarie iscrizioni.
Questo soggetto identificato da uno scomparso Prefetto della Repubblica quale “STATO FORTE” è formato da quella “BUROCRAZIA” composta dai Dirigenti dello Stato che ricoprono altissime cariche nelle Istituzioni dotate di poteri di supremazia, nei ministeri, negli enti statali, nell’industria a partecipazione statale, insomma nei “gangli vitali” dello Stato.
Dirigenti Generali, Capi di Gabinetto, Capi degli Uffici Legislativi, Alti Dirigenti di Enti Pubblici rappresentano, oggi più di ieri, una seria difficoltà per un governo che deve attuare, senza esitazioni derivanti da un irrigidimento della macchina burocratica, quel cambiamento promesso in campagna elettorale.
Dirigenti Generali, Capi di Gabinetto, Capi degli Uffici Legislativi, Alti Dirigenti di Enti Pubblici da sempre agiscono come formazione anatomica disposta lungo il decorso dei nervi o nel punto d’incontro di più nervi che tengono in vita e fanno funzionare la macchina statale.
Tutti costoro dovrebbero, dicesi dovrebbero, essere guidati nel loro compito dalle sole scienza e conoscenza della materia, dal solo senso dello Stato immune ed esente da qualsiasi aspetto negativo o sfavorevole.
Peccato, però, che questo “STATO FORTE” si sia sempre connotato politicamente conquistando, pezzo dopo pezzo, intere istituzioni condizionando nel tempo intere e diverse legislature determinando, così, il convincimento di interi apparati statali, di decine e decine di Ministri, Sottosegretari, Parlamentari e Senatori.
Questo “STATO FORTE” è quello che scrive le leggi e che, dopo averle scritte le interpreta secondo le esigenze di questo o di quel partito di suo riferimento.
Nel tempo questo “STATO FORTE” è stato costruito da una lungimirante Democrazia Cristiana che lo ha insediato in ogni dove tanto da risultare, poi, essa stessa condizionata dal potere che gli aveva concesso.
Questa strategia democristiana e stata sempre combattuta da un forte Partito Comunista che anno dopo anno ha eroso il potere dello “STATO FORTE” infiltrando in esso funzionari preparatissimi alla bisogna.
Dapprima nella scuola e poi nella magistratura, nella sanità ma anche nelle Istituzioni dotate di poteri di supremazia la “sinistra” ha posizionato sempre più Dirigenti, Dirigenti Generali, Prefetti, Capi di Gabinetto, Capi degli Uffici Legislativi dentro quella “burocrazia italiana “capace di condizionare l’azione del Governo. (Vedi recente posizione assunta da un alto funzionario di Banca Italia).
Questa “burocrazia forte”, ovvero questo “STATO FORTE”, ovvero questo potere non sottoposto alla verifica del consenso, può definirsi oggi la principale “TRINCEA DELLA SINISTRA” che la sinistra utilizza per ostacolare “da dentro” l’azione del Governo.
Questa burocrazia è oggi, più di ieri, il vero ostacolo che il Governo di Giorgia MELONI si trova davanti ad ogni passo che compie e che compirà.
Un compito assai arduo poiché dentro alle trincee della sinistra sono posizionati funzionari che traggono il loro potere dalla loro “scienza e conoscenza” al fine di operare il convincimento della “politica” resistendo spesso al loro dovere di eseguire ciò che la politica legittimamente ordina loro di eseguire.
Dandomi un “pizzicotto” utilizzo l’inglese per affermare che uno” Spoil System” della burocrazia appare oggi opportuno.