di Giorgio De Biasi
La Repubblica, la Stampa, il Corriere della Sera, ma nel vero quasi tutti i quotidianoni del “politicamente corretto” insistono sul caso Cospito producendo accuse e/o difese che evidenziano la loro appartenenza a questa o quella corrente di pensiero ma anche a questo o quel partito politico.
Criticano Donzelli e Delmastro perché hanno utilizzato divulgandole notizie apprese da documentazione riservata – forse – coperta dal segreto della divulgazione.
Peccato che questi quotidianoni del “politicamente corretto” si dimenticano (come spesso ci ricordano i loro giornalisti) che ogni volta si vene in possesso di una notizia riservata interessante la popolazione questa deve esse pubblicata.
Viene quindi possibile ipotizzare che se la notizia degli incontri in carcere fra Cospito ed detenuti mafiosi fosse a loro giunta l’avrebbero pubblicata immediatamente.
Poi, quanto tutto scende in politica, allora diviene difficile per tutta la gente per bene, ovvero per la maggioranza dei cittadini, guardare a quelle verità che la nebbia politica nasconde.
Diviene difficile comprendere che la difesa legalità e quella della libertà spesso si incrociano con quel “dovere” che le Istituzioni devono sempre compiere per assicurare entrambe.
Non servono tante analisi, tante parole, tanti proclami, tante discussioni parlamentari per comprendere che nel caso Cospito e, per trascinamento, sul 41/B si deve riconoscere:
- il pieno e legittimo diritto del detenuto Cospito di attuare uno sciopero della fame con il preciso scopo di indurre lo Stato a cancellare le disposizioni impartite con l’art.41/Bis dell’ordinamento penitenziario italiano introdotte dalla legge 10 ottobre 1986, n. 663;
- il pieno e legittimo diritto del detenuto Cospito a “battersi” affinché la normativa del 41/Bis venga cancellata anche per i reati di mafia e terrorismo, ovvero venga definitivamente abrogata per legge e per tutti;
- il pieno e legittimato potere dell’Autorità Giudiziaria di applicare, revocare provvisoriamente per motivate condizioni oppure revocare definitivamente con propria disposizione l’applicazione del 41/B;
- il pieno e legittimato potere del Governo, e per esso, del Ministro della Giustizia di revocare, previo parere della Magistratura competente, il 41/Bis al detenuto a cui è stato applicato dalla stessa Magistratura;
- il pieno e legittimo potere del Parlamento italiano di modificare la legge 663/1986 che ha introdotto il 41/Bis modificando l’ordinamento penitenziario italiano.
Orbene è possibile così riconoscere che
- qualsiasi detenuto può attuare compramenti legittimi quale è lo sciopero della fame per ottenere il risultato che si prefigge di ottenere;
- la Magistratura non può scegliere ma ha l’obbligo di valutare e decidere in piena autonomia di applicare o revocare il 41/Bis a qualsiasi dentuto a cui è applicato;
- lo Stato, ovvero il Governo e per esso il Ministro della Giustizia, ha il dovere – non di scegliere – ma di applicare ciò che la Magistratura decide e la legge vigente impone.
Se, poi, esistono partiti politici che intendono procedere alla modifica della legge 663/1986 ebbene abbiano il coraggio di esporsi davanti al Parlamento chiedendo tale modifica.
Tutti però devono tenere in debito conto che, qualora si cedesse su Cospito senza fornire inoppugnabili giustificazioni di carattere sanitario, c’è da aspettarsi che domani 749 detenuti soggetti al 41/Bis attuino – senza indugio alcuno – un generalizzato sciopero della fame.