ONORIAMO LE VITTIME DELLE FOIBE AL DI LA’ DELLA FREDDA NORMA LEGISLATIVA.
di Carmine FIORITI
Oggi è la giornata del ricordo. Una giornata “per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dall’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra, e della più complessa vicenda del confine orientale”.
Così dice una legge della Repubblica del 2004. Così riportano alcuni Comuni italiani, quasi infastiditi per dover procedere ad una commemorazione del genere.
Al riguardo la giornata odierna impone una seria riflessione sul ruolo di una popolazione italiana che viveva in una terra italiana e che, per le brutture della guerra, si trovò costretta ad allontanarsi da essa, perché quella terra era stata occupata da chi era riuscito ad avere il sopravvento su una nazione allo sbando ed in totale confusione.
Ma chi poté diventare “esule” fu fortunato perché – checché se ne dica – gran parte degli italiani , senza alcuna colpa diretta con il fascismo, se non per parentele o per avere la tessera di partito ( allora obbligatoria per svolgere determinate funzioni pubbliche n.d.r.) , fu strappata dalle loro case, sottoposta a stupri ed abusi di ogni genere in una marcia forzata sino all’imbocco di fosse carsiche.
Qui, legati con un filo di ferro gli uni agli altri, dopo un colpo alla nuca ( quando andava bene) al primo della fila, sprofondavano all’interno dei fossi, profondi anche oltre 100 metri, ove trovavano la morte, ma neppure immediata, come testimoniano le grida strazianti che furono udite per lungo tempo sugli altopiani carsici.
Fu questa operazione di vendetta?
Fu la reazione alle violenze dei nazi-fascisti?
La risposta non è facile sia per l’intervenuta amnistia “Togliatti” , sia per la controversa situazione del confine italo-jugoslavo, tracciato con una linea bianca nel 1947, sostenuto dai vincitori la seconda guerra mondiale nel 1954 e definitivamente stabilito con il trattato di Osimo del 1975.
Sta di fatto che tutti gli italiani che si trovarono in una situazione di sbando, man mano che l’esercito repubblichino ed i reparti tedeschi si allontanavano dalle zone, furono sorpresi dalle bande titine, arrestati, uccisi, torturati ed infoibarti.
I superstiti vennero espulsi dalle terre diventate iugoslave e riuscirono ad arrivare in Italia, via mare ( Ancona), e via terra (Trieste) ove venivano, nella migliore delle ipotesi, ignorati, scherniti e trattati peggio degli immigrati attuali.
Ecco. La giornata del ricordo deve far rivivere la bruttura della guerra, soprattutto quella NON combattuta con le regole, quella dello squadrismo, delle bande, degli irregolari che pensano soltanto a farsi giustizia con la istituzione dei tribunali del popolo aventi il principale obbiettivo di vendette personali e di odio razziale, tutto giustificato dalla lotta ai fascisti; condizione questa che era comune a tutti i residenti italiani di quelle terre, non per scelta propria, ma per imposizione statale.
L’odio, la rabbia, la disumanità manifestati contro gli italiani ritenuti fascisti, si rivolse, poi, verso gli italiani che erano stati ed erano partigiani. Anche costoro furono infoibati, se non abbandonati in campi di lavoro o di detenzione, la cui unica differenza con i campi di sterminio tedeschi era la mancanza di camere a gas e crematori, ma non le privazioni e le devastazioni fisiche.
Quindi è giornata , quella del ricordo, che deve essere ancora ben compresa e – sebbene si sia d’accordo nel non accostarla alla giornata della memoria perché, pur avendo un denominatore comune nella violenza e nella distruzione di vite umane, differenti sono le motivazioni che hanno portato agli eventi – deve essere davvero ricordata per quel che è successo, per il dramma dei profughi ITALIANI, per le vendette gratuite che si manifestarono all’indomani della fine di un conflitto e per la ferocia grezza, disumana e lacerante che hanno contraddistinto le operazioni di “infoibamento”.
Cerchiamo di ricordare quel che è successo, senza alcuna predisposizione o tendenza preconcetta. Ma, nel contempo, non possiamo limitarci a riproporre la giornata del ricordo, come momento “freddo” , imposto da una norma. Questo atteggiamento denoterebbe anch’esso un palese quanto goffo tentativo di nascondere la propria contrarietà al ricordo e, magari, ad un revisionismo della storia a vantaggio di una parte; quella parte che a lungo si è ostinata a non riconoscere questa bruttura, ma che è dovuta tacere di fronte ai cadaveri che venivano riesumati dalle foibe carsiche.
Quei cadaveri sono una testimonianza contro la quale cozzano tutti i tentativi di voler attenuare la gravità dei fatti accaduti. Onorare i martiri delle foibe non è azione di destra o di sinistra. E’ un atto dovuto a nostri fratelli connazionali che sono stati uccisi senza alcuna ragione.