di Giorgio De Biasi
Ho appena finito di leggere dal mio cellulare l’articolo “Appalti, la Lega contro Busia: «Frasi molto gravi, non può più guidare l’Anac» pubblicato sul sito del Corriere della Sera a firma “Redazione Politica” dove si analizza la vicenda dell’attacco del responsabile Enti locali del Carroccio Stefano Locatelli a Giuseppe Busia Presidente dell’ANAC – Autorità Nazionale Anticorruzione – per la dichiarazioni rilasciate i ordine al nuovo codice specie con la frase: «Nei piccoli comuni conteranno relazioni e parentele».
Apriti cielo alle conseguenze nefaste in arrivo.
Poi la “correzione” di Busia e la presa d’atto della Lega con la ripresa del dialogo.
Tutto finito e quindi avanti veloci per poter arrivare, nei tempi previsti dall’Europa, tutta quella montagna di euro necessari per effettuare quelle riforme e quei lavori che il PNNR prevede?
Niente affatto. Il povero Salvini viene immediatamente colpito dalla nuova stella PD Francesco BOCCIA che ancor prima dell’attacco della Lega a Busia aveva così risposto ai leghisti:
«Troviamo molto gravi gli attacchi che gli esponenti della Lega rivolgono al presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione. La colpa di Busia è solo quella di denunciare con forza le criticità del nuovo codice appalti. Dietro la richiesta della velocizzazione si nasconde l’abbassamento della qualità dei lavori e il rischio sempre più forte di infiltrazioni ancora più massicce della criminalità organizzata. La destra sappia che le preoccupazioni di Busia sono le nostre».
E, ancor prima tanto per non farci mancare nulla, Andrea Orlando, deputato dem ed ex ministro della Giustizia affermava: «Il 98% delle opere pubbliche, sulla base delle modifiche normative volute dal governo, secondo le stime dell’ANAC, sarà realizzato senza gara. Un enorme favore alle mafie».
Orbene pur riconoscendo che il Presidente dell’ANAC, il nuovo Presidente dei Senatori PD nonché l’ex Ministro di Grazie e Giustizia, hanno legittimamente espresso il loro pensiero, credo che le dichiarazioni rilasciate debbano fare riflettere non nel merito, atteso che le infiltrazioni mafiose sono sempre possibili, ma sull’impossibilità per questa Italia di iniziare e portare a termine in tempi ragionevoli ogni singola opera pubblica.
Non c’è niente da fare. Mettetela come volete metterla ma in Italia la stragrande maggioranza delle persone pensa che dietro e dentro ad ogni opera pubblica si nasconda “il furbo”, “il ladro”, “il mafioso”, “l’intrallazzatore” e chi più ne ha più ne metta.
Su ogni pubblico concorso, su ogni pubblico bando, su ogni pubblico acquisto ha pesato, pesa e peserà “il sospetto” del male oscuro, della corruzione, dell’intrallazzo.
Il sospetto, purtroppo, è dentro di noi, è nel DNA dell’Italia forse perché la “politica” della mia generazione ha davvero rubato chi tanto e chi poco.
Però dubbiamo anche riconoscere che il “sospetto” è dentro di noi. Dentro un popolo abituato da tempo, da immemorabile tempo, alla raccomandazione, alle ricerca della raccomandazione a farsi raccomandare nella certezza che se non lo facciamo noi lo fanno gli altri.
Ecco perché i nostri sindaci, i presidenti di regione, non vogliono più firmare gli atti se non bollinati, ribollitati e poi ancora bollinati con “pece rossa” tanto da rendere impossibile ogni intervento della Magistratura che, prima di ogni altra istituzione, è sempre pronta ad accogliere ogni e qualsiasi ricorso come, è sempre pronta ad istruire accertamenti e indagini che rimandano “sine die” ogni cantiere, ogni pratica, ogni iniziativa imprenditoriale ma anche e soprattutto il più piccolo lavoro del cambio di una lampadina di un lampione del più piccolo paese della più alta montagna italiana.
Nonostante la buona volontà di Salvini e del governo Meloni noi non riusciremo ad avviare per tempo e spendere, per tempo, tutte le iniziative del PNNR fintanto che continueremo a fare: “I CONTI SENZA L’OSTE” ovvero senza “TENER DI CONTO” che il “sospetto, artefice della nascita della crescita e del perpetuarsi del perverso potere della burocrazia, è il vero male che ci affligge.
E no signor Presidente ANAC e Senatore BOCCIA non è vero che «Nei piccoli comuni conteranno relazioni e parentele». Non è vero perché io conosco bene il sindaco “Marcello” che lassù nel più piccolo Paese della più alta montagna della più bella valle Lombarda è persona sincera, leale, onesta, preparata che ha la fiducia dei suoi “paesini” e di quelli che in quel borgo montano ci passano l’estate.
Per lui, per Marcello, raccomandare significa “tirarsi su le maniche” della camicia per trovare un posto in una casa di riposo alla vecchia Maria, per far arrivare fin lassù l’elicottero per portare subito all’ospedale del capoluogo Giovanni che ha problemi al cuore.
Di Marcello, egregio Presidente ANAC e signor Senatore BOCCIA. ce ne sono tanti e poi ancora tanti e poi ancora tanti.