Ho letto su “Open Online” del 3 settembre scorso che Pier Luigi Bersani, ospite della festa dell’Unità di Ravenna ha così commentato il libro “Il mondo al contrario” del Generale Vannacci:
“Un bar dove «puoi dare dell’invertito a un omosessuale, della fattucchiera a una femminista, del n***o a un nero, dove puoi dire a un ebreo “sì, ho capito la Shoah, ma adesso non esagerare”» quel bar lì «non sarebbe mai vuoto in Italia».
Poi, verosimilmente rivolgendosi a Vannacci, Bersani ha aggiunto: «Non venirmi a raccontare, a contrabbandare per critica al politicamente corretto quello che è un arretramento della civiltà, delle conquiste per cui la gente si è fatta un mazzo più di te nell’esercito. Perché, se c’è da fare il politicamente scorretto sono capace anche io».
Orbene, partendo da quì è possibile affermare che nonostante le critiche negative di Bersani, gli strali della sinistra sostenuti con intere pagine dai media di regime cattocomunista ma anche da tutto il popolo del politicamente corretto si sta addensando, sul libro del Generale e su di lui, un sempre più vasto consenso è la “cartina di tornasole” che certifica importante un pensiero riconosciuto come “verità” da una vasta popolazione.
Una popolazione che non sopporta più il “politicamente corretto”, il “pensiero unico”, la “cancel culture”, insomma tutte quelle forme di ostracismo nelle quali qualcuno diviene oggetto di indignate proteste e di conseguenza estromesso da cerchie sociali o professionali sia online sia sui social e media.
Questo clima che possiamo definire “barbaro” è una delle più gravi responsabilità attribuibili dapprima alla sinistra “radical chic” e poi al populismo grillino che hanno prodotto un’alterazione profonda del dibattito politico.
Una alterazione che ha consentito il dileggio, la violenza verbale, la satira carica di odio e la dietrologia sempre sospettosità e diffidente nei confronti di coloro che non condividono le idee espresse da una sinistra e ad un M5S bocciati elettoralmente dalla maggioranza del popolo italiano.
Questo clima “barbaro” che, come la “Veronica persica”, infesta ogni confronto politico rendendolo incomprensibile al cittadino elettore e, non da ultimo, predisponendolo ad ascoltare e condividere le idee di chi si batte per quella libertà di parola che, per il Generale Vannacci: “…si applica secondo un principio a geometria variabile che permette di sostenere legittimamente il terrapiattismo ma demonizza espressioni di dissenso nei confronti del pensiero unico. L’atteggiamento critico nei confronti del nuovo che avanza non si inquadra più nell’ambito delle normali argomentazioni ma viene presentato come la conseguenza di paure irrazionali, insane e patologiche: come fobia! Quello che più allibisce è constatare che sono le stesse minoranze che sostengono questo abominevole trasformismo che prevaricano e sottomettono le masse con metodi cruenti e dittatoriali che spaziano dalla censura alla gogna mediatica, dall’evaporazione dai canali informativi sino a pretendere che i pubblici poteri si occupino delle opinioni, dei pensieri, dei pareri, degli ammiccamenti o delle predilezioni.”
Questo è lo scenario dentro al quale i media fanno a gara per ospitare il Generale che, nel vero, esprime le sue idee con la lucidità di un “analista militare” che, verosimilmente, ha studiato – come fanno tutti i generali – il più influente testo di strategia del mondo “L’arte della guerra” di SUNT TZU, prima dare in via alla scrittura del libro
La previsione di Bersani su bar che non sarebbero mai vuoti si sta, almeno in quelli sotto casa, sufficientemente vera sia nel dire dei pensionati ma anche nelle considerazioni delle generazioni precedenti che non hanno vissuto l’odierna intossica realtà del “politicamente corretto”, del “pensiero unico” e della “cancellazione della cultura”.
Pur riconoscendo che, da Giulio Cesare a Napoleone, da Gheddafi a Pinochet pr finire con Eisenhower, la storia è piena di generali che dal potere militare hanno conquistato il potere politico di governo, c’è da augurarsi che Vannacci si fermi a quella battaglia culturale che ha iniziato con il suo libro anche perché nelle varie interviste rilasciate ha già espresso la sua intenzione a non ascoltare “le sirene” della politica che lo invitano alla candidatura.
Nel vero il “frequentatore del bar”, non quello di Bersani, ma di un qualunque bar delle periferie pensa quello che ha scritto il Generale Vannacci e, allo stesso tempo, lo ringrazia perché quelle cose che lui pensa nessuno le avrebbe pubblicate e sarebbero sempre state dentro la sua testa mentre, grazie alle “stellette” del Generale sono diventate libere.
Ecco perché Bersani, la sinistra, il M5S ma anche la “politica tutta” farebbe bene a chiedersi quale “ragione può esserci” non nel pensero del Generale Vannacci ma, bensì, nel fatto che il suo dire ha un così elevato consenso fra il popolo.
Evidentemente qualche ragione ci sarà.
Related posts