Storia di un DPR scritto male.
Ancor prima del suo aspetto “politico” il decreto del tribunale di Catania che ha negato la convalida del provvedimento di “trattenimento” emesso dal Questore nel centro di Pozzallo è opportuno procedere all’attenta lettura del “DECRETO-LEGGE 19 settembre 2023, n. 124 Disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione, per il rilancio dell’economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese, nonché’ in materia di immigrazione. (23G00137) (GU Serie Generale n.219 del 19-09-2023)2. https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2023/09/19/23G00137/sg
Partendo dalle motivazioni che giudicano “incompatibile e disapplicabile” la normativa poiché eccede i limiti della direttiva europea 2013/33 del 26 giugno 2013 recante norme relative all’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale,
è ben precisare che il decreto del Tribunale non afferma, a mio avviso, l’illegittimità della norma iscritta nell’art. 20 del citato DPR ma “nega” la sola la convalida del “trattenimento” ordinato del Questore “censurando” anche il meccanismo della cauzione.
Scrive il Giudice: “La direttiva non autorizza l’applicazione della procedura alla frontiera, presupposto del trattenimento, in zona diversa da quella di ingresso, ove il richiedente sia stato coattivamente condotto in assenza di precedenti provvedimenti coercitivi.”
In ordine poi al trattenimento il Giudice osserva: “è giustificato soltanto al fine di conoscere allo Stato di esaminare, prima di riconoscere al richiedente il diritto di entrare nel suo territorio se la sua domanda non sia ammissibile.”
Questo linguaggio tecnico del dispositivo viene oggi “impropriamente” utilizzato dai “giornaloni campioni del politicamente corretto” che titolano: “Il decreto sulle espulsioni accelerate è illegittimo”. Già liberi 8 ospiti del centro di Pozzallo. Il tribunale smonta così le nuove norme previste per i migranti, giudicandole peraltro in contrasto sia con la Costituzione che con la normativa europea.”, inducendo coloro che non masticano il linguaggio forense a ritenere che il Governo prima ed il Presidente della Repubblica poi abbiamo scritto ed approvato un DPR in contrasto con la Costituzione e con la normativa Europea mentre si tratta del solo annullamento del trattenimento.
Orbene: destra, sinistra e, come detto, giornaloni del pensiero unico la buttano “in politica” con la destra che critica l’operato del giudice, la sinistra che plaude ed il Ministro dell’Interno che annuncia ricorso.
Dei giornaloni campioni del pensiero unico e del politicamente corretto se ne è già detto, così come poco può dirsi nei confronti del Magistrato che ha decretato l’inapplicabilità.
Tutto invece deve dirsi nei confronti dell’Ufficio affari legislativi e relazioni parlamentari del Ministero dell’Interno che anziché elaborare il testo del futuro DPR garantendone la qualità del linguaggio, la chiarezza e l’applicabilità della norma, la semplificazione normativa, il suo impatto sull’opinione pubblica e, infine, la fattibilità dei costi della regolamentazione, “È ANDATO A FARFALLE”, scrivendo un testo con i piedi e non con la testa.
Stupisce ancor di più che analogo Ufficio Legislativo di Palazzo Chigi non abbia provveduto a correggere quel testo mal scritto.
Lontano nel tempo quando ancora i Tribunali mettevano in galera i malviventi lasciando all’esecutivo ed al parlamento il compito di scrivere e approvare le norme, c’era a Capo degli Uffici Legislativi una classe “prefettizia” all’altezza del compito e che mai avrebbe redatto un testo come quello in argomento.
Oggi gli Uffici affari legislativi dei Ministeri sono purtroppo retti da “burocrati” che non possiedono quell’esperienza necessaria per presentare testi autorevoli e credibili.
Ecco perché Piantedosi deve fare “mea culpa” e cercare, ammesso che sia possibile trovarlo, un Prefetto capace di “scrivere” e porlo a capo dell’Ufficio Legislativo del “Palazzo del Viminale” perché, quando la norma è scritta male questo succede.