di Giorgio De Biasi
Sono giorni che vediamo, con un nodo alla gola, quei reportage televisivi che ritraggono centinaia e migliaia di cittadini ucraini che scappano dalla guerra rifugiandosi nei paesi liberi dell’Unione Europea.
Donne con bambini in tenera età, vecchi e giovani si accalcano alla frontiera polacca ed a quella rumena con poche cose al seguito, con poche speranze, con la paura negli occhi e con il cuore spezzato dal pensiero che i loro mariti, i loro figli, i loro fratelli ed i loro amici sono rimasti in Ucraina a difendere le loro case e la loro terra sotto le bombe.
L’Europa non li può abbandonare al loro destino.
Questo popolo che cerca rifugio, che cerca conforto, che chiede al mondo occidentale di accogliere l’Ucraina nell’Europa deve essere accolto, protetto e rincuorato.
Ma, allo stesso tempo, dobbiamo ricordarci e ricordare all’Europa che, accanto a questo popolo in cerca di rifugio si muove un esercito ancor più pericoloso di quello russo. Un esercito invisibile, terribile e spietato che negli utili due anni ha ucciso milioni di persone in tutto il mondo.
Un esercito che non veste una divisa e non ha una bandiera.
Il COVID non è né russo, né ucraino, né italiano o francese. È un terribile e potente virus che, solo in Europa ha contagiato oltre 130 milioni di persone uccidendone 1.177.893.
Giornali, televisioni e governi, tutti focalizzati sulla guerra si sono dimenticati di un CODIV che può utilizzare la folla che scappa e gli assembramenti di militari per diffondersi ancora.
Lo abbiamo visto tutti. Chi scappa lo fa senza curarsi della “mascherina” mentre chi accoglie lo fa senza chiedere il passaporto o il green pass e senza sottoporre migliaia di persone al tampone che viene imposto a tutti gli stranieri che entrano n Italia.
Sacrosante ragioni umanitarie non ci consentono oggi di “andare per il sottile” ma altrettante sacrosante ragioni sanitarie ci obbligano a mantenere intatta la difesa verso il virus.
Ecco perché se è giusto, come è giusto, accogliere la disperazione è anche giusto e necessario attuare tutte quelle misure di controllo e prevenzione che lascino il virus, nemico invisibile, fuori dai nostri confini.