Ora la legge dello Stato mette la mia vita nelle mie mani e, secondo legge, io sarò libero di far vincere la malattia o vincerla lasciandogli fare il suo corso fino alla fine senza opporre ad essa alcuna resistenza.
Comunque vada la morte è sempre lì in attesa certa d’essere colei che vince.
Molte religioni dicono che non vincerà.
Io mi auguro solo d’avere, quando giungerà il momento, quel coraggio che nel suo “Deserto dei Tartari” Dino BUZZATI colloca nel cuore del Tenente DROGO.
Buzzati riferendosi alla morte così descrive la vittoria di Drogo su di lei.
“La porta della camera palpita con uno scricchiolio leggero. Forse è un soffio di vento, un semplice risucchio d’aria di queste inquietanti notti di primavera. Forse è invece lei che è entrata, con passo silenzioso, e adesso sta avvinandosi alla poltrona di Drogo. Facendosi forza, Giovanni raddrizza un po’ il busto, si assesta con una mano il colletto dell’uniforme, dà ancora uno sguardo fuori della finestra, una brevissima occhiata, per l’ultima sua porzione di stelle, Poi nel buio, benché nessuno lo veda, sorride.”
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