di Carmine FIORITI
Kaliningrad (vi nacque Immanuel Kant), alla fine della Seconda guerra mondiale, in forza degli accordi di Potsdam del 1945, divenne territorio russo. E tale è rimasto anche dopo il dissolvimento dell’Unione Sovietica.
Dal 1952 è sede della flotta russa del Baltico.
Questa enclave è incuneata fra due Stati aderenti all’Unione Europea ed alla Nato, Polonia e Lituania. Per la Russia è un’irrinunciabile postazione strategica sia per i missili e sia perché sarebbe un cuscinetto ideale per rallentare una eventuale reazione della Nato.
Ora accade che la Lituania, nei giorni scorsi, ha vietato il transito dei materiali dalla e per la Russia giustificandosi con la necessità di attuare le sanzioni comminate dalla Comunità Europea.
Il discorso sarebbe ineccepibile in una Europa nella quale tutti gli Stati membri tenessero uguale fermezza, determinazione e senza alcun distinguo. Ma così non è dal momento che non pochi Stati hanno assunto un atteggiamento molto tiepido in fatto di sanzioni, che la Russia ha ripagato SENZA alcuna riduzione dei rifornimenti di combustibili.
Ora, tutta questa solerzia da parte della Lituania, di attuare rigidamente le sanzioni europee, risulta alquanto sospetta e soprattutto sembra apparire come un suggerimento spinto ed interessato da parte di chi vorrebbe che scoppiasse davvero la scintilla per una deflagrazione mondiale. Infatti, la Russia ha reagito minacciando ripercussioni “non meglio specificate”, ma non soltanto di “tipo diplomatico”.
Per farla breve se la Russia reagisse con la forza verso la Lituania, immediatamente scatterebbe quanto previsto dall’art.5 del trattato Nato che stabilisce che “un attacco armato contro un alleato sarà considerato un attacco contro tutti gli aderenti al trattato”. Ergo se la Russia reagisce con la forza contro la Lituania, la Nato reagirebbe con la guerra e la guerra si estenderebbe su tutto il territorio europeo, compreso la nostra penisola che, militarmente parlando, è uno dei primi obiettivi, in un conflitto contro l’Europa.
Adesso, che ci siano dei pazzi che stanno giocando al Risiko con questa guerra e che vorrebbero un allargamento del conflitto è fuori discussione, ma mal si comprende come siano scomparsi dalla circolazione i grandi statisti, ovvero loro modelli o eredi, che sapevano come muoversi in uno scacchiere come quello attuale. In Italia, per esempio, abbiamo avuto politiche estere che sapevano stare con gli alleati e trattavano rispettosamente con tutte le potenze, comprese quelle ritenute avverse. Ora, invece, al di là delle ragioni ucraine, dimostriamo una veemenza tale che stupisce incredibilmente chi ha dalla sua qualche anno di esperienza: continuamente si butta benzina sul fuoco ed è come se lo si facesse di proposito in attesa della reazione di Mosca.
In tutta sincerità la mossa “americana” di Vilnius getta nello sconcerto e fa temere al peggio per il prossimo futuro. La pace appare alquanto impossibile in questa situazione, mentre la possibilità di essere coinvolti cresce sempre più, giorno dopo giorno.
Spero di sbagliarmi, di essere un cattivo profeta ed un grande ignorante in materia militare e strategica, ma tanto per non farci trovare impreparati , nel caso del peggio, forse sarebbe il caso di ripristinare una “naia”, servizio di leva obbligatorio, pur per un brevissimo periodo, che dia la possibilità ad una fascia di età tra i 20 ed i 40 anni, senza distinzione di sesso, di prendere confidenza con gli armamenti ed i sistemi di difesa moderni, in modo da non essere completamente a digiuno qualora ve ne fosse bisogno.
Ovviamente per gli obbiettori di coscienza il servizio, sempre obbligatorio, dovrebbe essere civile, ma nell’ambito delle strutture militari per il necessario supporto logistico.
Non è, purtroppo, un film di fantascienza. Giorno dopo giorno ci stanno preparando ad imbracciare un fucile e giorno dopo giorno le pallottole fischiano vicino all’orecchio.
Speriamo soltanto che una nuova generazione di politici faccia riprendere alla politica il suo ruolo fondamentale e comprenda la necessità di dialogare e confrontarsi con i poteri forti, ma senza mai farli comandare.
Non a caso circola una fantasia che grazie a virus, guerre ed altre pestilenze, si dovrebbe ridurre la popolazione del pianeta a 3 miliardi di esseri, tanti quanti ne possa sopportare.
Spero che così non sia. Spero che tra poco tempo si torni alla ragione e spero che, finalmente, l’Europa diventi quella dei popoli, capace di una propria identità politica, economica e militare che conti qualcosa nel mondo.