Leggevo in un twist di oggi di una nota esponente politica di centro:
“La vittoria di Macron rappresenta un segnale importante per l’Europa: pandemia e crisi Ucraina hanno rinsaldato l’elettorato moderato e isolato gli estremismi.
Non solo, racconta una verità: la destra da sola non vince e non governa. È una lezione che vale anche per l’Italia.”
Un pensiero tanto ottimistico rende necessaria una riflessione.
Non ci si illuda, Macron ha perso rispetto alla precedente elezione milioni di voti e la destra, mai come questa volta, e’ arrivata in Francia al 40%. Si registra inoltre la disfatta dei socialisti, dei gollisti, in sintesi dei partiti tradizionali.
Indi per cui le cd forze moderate, senza il supporto della sinistra, sarebbero rimaste fuori dall’Eliseo.
Non ci si faccia illusioni, quindi, sulle forze “moderate”; la gente, in questi tempi di incertezze, vuole intravedere l’obbiettivo e poi vuole vederlo realizzato. Moderazione, oggi che non si parla più di ideologie ma di cose da fare, non vuol dire nulla, è solo la foglia di fico che maschera la rivalutazione dell’inciucio, e’ la saga delle convenienze, ci si modera per tentare di piacere a tutti, per allearsi con tutti, per rendere possibile qualsiasi compromesso.
Il Popolo, seppur reso fragile e credulone da questi due anni di pandemia, privato di un pensiero critico, supinamente condiscendente al pensiero unico dominante, oggi deve reagire e fare scelte di campo nette, decise; scelte verso aggregazioni politiche capaci di interpretare le nuove emergenze ed affrontarle con determinazione e non melliflui predicozzi nella speranza che vadano bene a tutti.
Oggi l’esigenza della politica è quella di scegliere obiettivi precisi e rappresentanti capaci che in ogni professione (tutti i lavori) abbiano dimostrato di sapere e voler fare; che non vivano di politica ma conoscono le difficoltà ed il sudore del lavoro.
Politici che parlino alla gente e non ostentino la loro saccenza e le loro vanità. Rappresentanti che non hanno bisogno della politica per vivere onestamente, che sappiano riscoprire il valore di impegnarsi per gli altri, per una comunità, per una identità, per un’idea di grande Italia e con la fierezza di essere italiani.
Sono questi i requisiti che ci faranno sedere al tavolo dell’Europa da protagonisti e non da sudditi, da ispiratori e decisori e non da utili idioti.
In questo contesto anche la politica italiana e le aggregazioni politiche che vogliono rappresentarla in chiave liberale debbono proporsi ed affrontare tre grandi macro-problemi:
1) L’economia che è la sintesi di Lavoro, Fiscalità, Previdenza, Sviluppo e Impresa;
2) La sicurezza, sintesi di giustizia, civile convivenza e sviluppo democratico;
3) Il ruolo sociale della Famiglia in cui convergono: l’istruzione, l’educazione, la scuola;
e, giusto per non collocarlo tra i problemi della sicurezza e dargli un respiro più sociale, l’immigrazione
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