Quel giovedì 16 marzo 1978 Aldo MORO si stava recando alla Camera dei Deputati per votare la fiducia al quarto Governo ANDREOTTI che, per la prima volta dopo il 1947, avrebbe visto il P.C.I. partecipare direttamente alla maggioranza parlamentare che avrebbe sostenuto il nuovo esecutivo.
Aldo MORO, Presidente della D.C. nonché principale artefice della complessa manovra politica, politica aveva convinto, il 26 febbraio 1978, i gruppi parlamentari del partito ad accogliere positivamente quel nuovo “quadro politico” che lui ed Enrico BERLINGUER avevano disegnato con lungimiranza.
Enrico Berlinguer vide nell’agguato di via Fani «un tentativo estremo di frenare un processo politico positivo» e impose la sua scelta della fermezza democratica e della piena collaborazione con la DC tanto che quel 16 marzo il quarto Governo Andreotti ottenne la fiducia alla Camera dei Deputati con 545 voti favorevoli, 30 contrari e 3 astenuti, e al Senato con 267 voti favorevoli e 5 contrari.
L’attentato delle Brigate Rosse uccide
Oreste Leonardi – Maresciallo dei Carabinieri
Domenico Ricci – Appuntato dei Carabinieri
Francesco Zizzi – Brigadiere della Polizia di Stato
Giulio Rivera – Agente della Polizia di Stato
Raffaele Iozzino – Agente della Polizia di Stato
Aldo Moro verrà poi assassinato dalla Brigare Rosse il 9 maggio 1978
Il 21 marzo 1979, dopo 373 giorni, ovvero 1 anno e 8 giorni, cadeva il Governo Andreotti a seguito dell’uscita dalla maggioranza del P.C.I.
Il tentativo della Brigare Rosse di isolare il P.C.I. all’opposizione impedendogli di fare parte della maggioranza parlamentare con la D.C. poteva dirsi computo anche se con un anno di ritardo.
Giorgio De Biasi