
di Giorgio De Biasi
Stiamo assistendo a gesti tanto simbolici quanto inutili di personalità politiche di Stati appartenenti all’Unione Europea che si recano in Ucraina per effettuare velocissime visite alle istituzioni di quel Paese per esprimere solidarietà al Presidente Zelensky.
Bene fanno costoro ad esprimere solidarietà con la loro presenza ma nulla di concreto, queste visite, producono e produrranno ai fini del “cessate il fuoco”, di una “tregua” o per aviare una concreta “trattativa per la pace”.
Oggi dobbiamo registrare il riconcorrersi di voci che indicano il desiderio, se non la volontà, di Papa Francesco di recarsi a Kiev per incontrare Zelensky.
Allo stato attuale non ci è dato di sapere se la visita possa rivestire il solo carattere solidale oppure se sia finalizzata a favorire una riconciliazione che possa porre fine al conflitto da tutti auspicato ma obiettivamente difficile da raggiungere, sia per la fermezza con la quale l’Ucraina si dichiara non disponibile a concessioni territoriali, e sia per l’altrettanto determinazione della Russia di volere il formale riconoscimento della Crimea come Russia e l’indipendenza della regioni russofone del Donbass.
Queste visite, tutte effettate con ampie troupe televisive al seguito, se servono per esprimere solo solidarietà a “chiacchiere” senza mettere nella valigia carri armati, missili, e caccia bombardieri da donare agli Ucraini, allora divengono “inutili simboli” non di coraggio ma di vigliaccheria.
Ove poi fossero effettuate nell’intento di trovare un idoneo spazio negoziale per una giusta trattativa di pace divengono inutili se dispiegate solo a Kiev e non anche a Mosca.
Se Papa Francesco vuole andare a Kiev per esprimere la solidarietà della Comunità Cattolico Cristiana che rappresenta è giusto che lo faccia, se ne è convinto.
Ma se vuole proporre la Chiesa Cattolica quale autorevole soggetto capace di mediazione sarà bene che tale ruolo lo dispieghi con i veri contendenti, ovvero con gli USA di Biden e con la Russia di Putin.
Quando è chiaro a tutto il mondo, come in effetti è ormai chiaro, che l’equilibrio geo politico di Yalta è ormai morto e sepolto, che senso ha dialogare per la pace con l’Ucraina.
Ucraina ed Europa sono due soggetti comprimari dello scontro in atto fra due mondi che da anni stanno conducendo una guerra iniziata sin dal giorno dopo il disfacimento dell’URSS.
Le visite di solidarietà, le telefonate, i richiami alla libertà senza però imbracciare il fucile ed andare a combattere sono solo “gesti simbolici” che non modificano la realtà.
La realtà si modificherà solo quando USA, CINA, RUSSIA siederanno intorno ad un tavolo per stabilire i nuovi confini e le nuove aree di influenza.
A quel tavolo partecipano “con diritto di parola ma non di voto” anche Regno Unito e Francia mentre l’Unione Europea aspetterà “fuori dalla porta” che gli sia consegnata la nuova cartina del mondo