
di Luciano MENEGHETTI
Oggi i giornali danno la notizia della proposta dell’ex Presidente del Consiglio e giudice costituzionale Giuliano Amato di estendere il “diritto d’asilo” ai migranti economici, come ha sempre chiesto il Papa.
A destra questa appare una bestemmia.
Tuttavia, per chi conosce come funziona l’immigrazione e l’applicazione della relativa normativa oggi, tale proposta può non sembrare del tutto bislacca.
Pochi, infatti, sanno che circa vent’anni fa l’Europa fece una scelta “folle”: trasformò il diritto d’asilo che fino ai primi anni duemila si applicava solo ai perseguitati per motivi “politici”, cioè a coloro che dimostravano di scappare dal loro Stato perché oppositori politici del governo in carica, a tutti coloro che dicevano che, tornando in Patria, avrebbero subito un “danno”, non ben tipizzato e generico.
Questo ha fatto sì che negli ultimi venti anni le domande di “asilo” sono passate da poche decine l’anno a centinaia di migliaia in ogni Stato europeo.
Tutti gli stranieri “irregolari” chiedono “asilo” e tutti vengono mantenuti da noi durante la procedura.
Solo però al venti per cento di essi viene poi dato il permesso di soggiorno: gli altri sono messi sulla strada alla fine del procedimento.
Naturalmente, visto che tutti possono fare domanda, dall’Africa e dall’Asia in vent’anni si sono mosse moltitudini di persone: se agli esseri umani fai balenare un “sogno” poi non ti puoi lamentare che essi lo vogliano realizzare.
Atteso che ora l’attuale folle normativa europea sul “diritto d’asilo” ha fatto andare in Europa la situazione fuori controllo, la proposta di Amato almeno ha il pregio di mettere il dito nella piaga.
Così com’è l’attuale normativa sul “diritto d’asilo” può solo portare in futuro a una guerra sociale in Europa: milioni di persone che arrivano, regolarizzazione e integrazione solo di una minima parte di esse con conseguente abbandono per le strade europee di milioni di “sbandati”, che non possono integrarsi e che non tornano nei propri paesi d’origine.
Pertanto, un’idea realistica e che abbandoni l’ipocrisia ideologica dell’attuale normativa europea sul “diritto d’asilo”, sarebbe quella di tornare a limitare la possibilità di chiedere “asilo”, individualmente, solo a chi riesce a provare di essere nel suo paese un “perseguitato politico”, ma contestualmente stabilire che con un provvedimento annuale l’U.E. individui una lista di paesi in cui la popolazione è sotto il livello di sopravvivenza.
Solo i cittadini di quelle nazioni così individuate, i quali dovrebbero provare di esserlo arrivando coi passaporti o dichiarazioni dei loro consolati e non mentendo come fanno ora sulle loro età e generalità, potrebbero fare domanda di permesso di soggiorno.
Regolarizzare solo questi “migranti economici” avrebbe, da un lato, il beneficio di non dare “sogni” irrealizzabili a tutti i milioni di africani e asiatici, che ora, dalla povertà dei loro paesi d’origine passano direttamente alla “miseria” delle periferie delle città europee vivendo come “fantasmi” e di espedienti, molto spesso criminali.
Dall’altro permetterebbe agli Stati europei di tornare a operare più efficacemente l’attività di respingimento ed espulsione degli stranieri irregolari, evitando così anche di perpetuare negli europei la sensazione di “mantenere” tutti i cd. “migranti” che arrivano.