Due ostaggi rientreranno in Patria nelle bare, uccisi in circostanze tutte da chiarire. Gli altri due rientreranno liberati, anche loro in circostanze che non sono da chiare. Il tutto nel giro di due giorni, in Libia. A questo punto qualcuno dovrebbe spiegare come mai non sono tutti e quattro vivi e liberi. Diciamolo: la vicenda dei tecnici sequestrati, due uccisi e due facilmente liberati, non è nitida. E tutto questo è appena accaduto nello scenario del grande pasticciaccio libico. Prima trionfalmente abbiamo eliminato Gheddafi col pretesto di esportare la democrazia occidentale, poi, come ha detto il Papa, di Gheddafi ne sono arrivati altri trenta. Ora nel caos totale, frutto dell’azione militare a suo tempo voluta da Francia e Usa (da noi sostenuta), temiamo l’avanzata dell’ISIS e veniamo sommersi da migranti. Ottimo risultato! Le nostre ditte in libia lavorano senza più sicurezza, dobbiamo presidiare il territorio con i servizi segreti, negoziamo il rilascio dei nostri connazionali sequestrati chi sa con quali somme, osserviamo (e sosteniamo) la guerra a distanza fatta di bombardamenti ancora una volta di Usa e Francia e di uccisioni selettive dei capi miliziani dell’Isis. Intanto il popolo Libico si è impoverito e le nostre imprese hanno perso terreno.
Il problema è che non essendoci una guerra convenzionale in atto non c’è una risposta convenzionale. L’Isis libica è una minaccia? La risposta sono bombardamenti e uccisioni. E’ Una guerra? No è lotta al terrorismo. Ma è questa la guerra versione 2.0 degli anni 2000. Quando mai gli eserciti si fronteggeranno mai più in campo sul terreno di battaglia? Questo lo lasciamo fare alle milizie tribali. Noi interveniamo “chirurgicamente” e a distanza, così non ci facciamo male (salvo poi subire gli stessi attacchi a distanza ad opera dei fanatici kamikaze). Insomma, è ora di scendere in guerra: il parlamento lo dica chiaro, valutati i pro e i contro anche in proiezione futura. Vogliamo una soluzione diplomatica? Allora riconosciamo che quella condotta fino ad ora non ha dato grandi risultati, rimbocchiamoci le maniche e ricominciamo da capo. Certo ci sono decisioni riservate, lo capiamo, ma la parola d’ordine nella vicenda libica deve essere una sola: la chiarezza. Che significa responsabilità e determinazione.
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