di Nicola IZZO
La crisi non è di oggi, viene da lontano, dal distacco crescente tra la classe politica ed il paese reale, da un governo eterogeneo composto da forze con obiettivi inconciliabili, da una gestione opaca della pandemia e dei vaccini, da un orientamento distante dal sentire popolare per la guerra in Ucraina. Sembra quasi che pandemia e guerra in Ucraina siano state gestite come fossero degli show, spettacoli in cui raccogliere notorietà ed applausi, nessuno ha avuto il buonsenso di valutare gli effetti perversi sulla salute, tenuta sociale ed economia dei cittadini e del Paese
Il Premier, seppur dotato di indubbie qualità, grande credibilità e prestigio internazionale si è trovato a dirimere una situazione in cui la sua caratura, eminentemente tecnica ed istituzionale, si è scontrata con un politicume mediocre che ha badato soprattutto agli interessi delle loro piccole botteghe.
Spreco di danaro in elargizioni senza progetto, politiche assistenziali più per furbi che bisognosi, una acritica adesione alle risibili politiche europee ed agli interessi planetari degli USA hanno fatto precipitare il Paese in una confusione politica evidente ed in una crisi economico/occupazionale di difficile soluzione.
Ogni forzatura che oggi viene esercitata per rinviare la consultazione elettorale, naturale epilogo di questa situazione, e’ un artificio che delegittima il sistema democratico, privilegia i poteri elitari e nuoce al rapporto sostanziale tra cittadino e democrazia.
Gli assist esteri per una sopravvivenza del sistema attuale, se piacciono all’establishment alimentano nel cittadino la convinzione di una sudditanza lontana da quel principio di sovranità popolare sancito dalla costituzione.
Non nascondiamoci però che il momento non è dei più agevoli per una consultazione popolare. Non solo per la gravità del momento, per le crisi interne ed internazionali, vi è anche che gran parte dell’elettorato non si sente rappresentato. Problemi come il lavoro, l’inflazione, il carovita, una pandemia che ancora morde, la acritica partecipazione ad un conflitto che sta portando l’economia ed il tessuto sociale del paese verso il tracollo non trovano complessiva rappresentanza nel parterre politico nazionale. Quale, in una situazione del genere potrà essere la scelta degli elettori? Il pericolo maggiore è l’astensione, che altro non è che una rinuncia al proprio ruolo di cittadino, al principale diritto che ci assicura una democrazia: il voto. Torna quindi prepotente un pensiero di Indro Montanelli: “turiamoci il naso e votiamo…….” questa volta, per il male minore.