LA PISTOLA SOTTO AL CUSCINO
di Giorgio De Biasi
Sono molte le persone convinte che la detenzione di un’arma da fuoco in abitazione, nel luogo dove si svolge la professione e/o il suo possesso per difesa personale da portare indosso possa
aumentare notevolmente le possibilità della persona aggredita di esercitate con successo quella legittima difesa ex art. 52 codice penale.
La recrudescenza del fenomeno criminoso nella fattispecie dei reati cosiddetti predatori
ovvero quei comportamenti criminali che presuppongono il ricorso all’inganno e l’utilizzo della forza, da applicarsi direttamente sulla proprietà oppure sulla vittima, ha recentemente allarmato la cittadinanza scossa anche dall’aumento della violenza perpetrata dai rapinatori senza riguardo alcuno per la vita delle vittime.
Questa reale ed alta soglia di insicurezza vissuta dalla popolazione ha determinato le forze politiche che governano (in particolare la Lega) a sottoporre al Parlamento un “pacchetto sicurezza” teso, tra l’altro, a cancellare l’eccesso colposo di legittima difesa, introducendo una presunzione di legittimità per quei soggetti che compiono “un atto per respingere l’ingresso, mediante effrazione o contro la volontà del proprietario, con violenza o minaccia di uso di armi da parte di persona o di più persone riunite, in un’abitazione privata” o “in ogni altro luogo nel quale venga esercitata un’attività commerciale, professionale o imprenditoriale”.
Il dibattito politico si è subito infuocato fra coloro reputano che la nuova legge trasformi l’Italia in un “far-West” degli USA e coloro che ritengono che la temuta “corsa all’armamento” non si verifichi.
Negli ultimi due anni è stato possibile registrare una forte impennata delle iscrizioni ai poligoni di tiro, sia per esercitazioni di tipo sportivo, sia per esercitazioni specifiche per i possessori di porto d’armi per difesa personale.
Le 117.000 iscrizioni ai poligoni negli ultimi due anni e le statistiche ufficiali che stimano in oltre 1.400.000 i cittadini italiani titolari di porto d’armi sono la cartina di tornasole di una insicurezza generalizzata che sta portando molti cittadini all’acquisto di armi da sparo.
Il dato, pur non configurando l’Italia con un “far-West”, deve preoccupare non tanto per il numero di armi circolanti ma per la capacità dei possessori di un loro corretto utilizzo.
La “PISTOLA SOTTO AL CUSCINO” non è di per sé stessa sufficiente a fermare il rapinatore chi si è introdotto nella propria abitazione.
Per fermare questo delinquente è necessario CONOSCERLA, SAPERLA UTILIZZARE e soprattutto SAPERE SPARARE AD UNA PERSONA.
Sparare non è per niente facile, neppure per coloro che la pistola la utilizzano per professione e che, proprio per questo, ben sanno che deve essere custodita nell’abitazione secondo precise norme di sicurezza tese a salvaguardare l’incolumità degli abitanti, evitando l’utilizzo improprio da parte di chi non è abilitato al suo utilizzo.
Un preparatissimo istruttore di tiro era solito svolgere questo approccio ai giovani Poliziotti che frequentavano i corsi di tiro: “”Ragazzi – diceva spesso – se colpite il rapinatore con i primi due colpi lo fermate. Se non lo colpite con i primi due colpi lui ferma voi.””
Questa verità dimostra quanto sia difficile l’utilizzo dell’arma senza un costante addestramento al tiro su sagome fisse e poi su sagome mobili.
Colpire una sagoma fissa a 5/10 metri non è molto difficile mentre risulta oltremodo problematico colpire una sagoma in movimento.
E stiamo parlando di “sagome” ovvero di cartoni raffiguranti una persona. Sparare a dei cartoni non suscita alcuna apprensione in nessun tiratore.
Tutto cambia quando al posto di una sagoma di trovi davanti una persona in carne ed ossa che si muove, parla, urla, ti guarda dritto in faccia e che, se tiene in mano un’arma, può essere più veloce e più svelto di te a sparare.
Mentre la sagoma aspetta che sia tu a sparare il delinquente con la pistola in mano non aspetta che sia tu a sparare per primo.
A tutte queste difficoltà deve aggiungersi la capacità del soggetto che subisce l’azione delittuosa di correlarsi psicologicamente con la realtà criminale che lo circonda, comprenderla, valutare il grado di risposta difensiva da dare per infrenare l’azione e, infine ma non da ultimo, trovare la determinazione ad utilizzare l’arma in suo possesso.
Senza entrare nel merito della proposta legislativa in via di approvazione è opportuno prevedere, con appositi decreti delegati, concrete norme per l’acquisto di armi, per la loro custodia e per il rilascio di porto d’arma per difesa personale.