LA PRESCRIZIONE. CHI E’ COSTEI??
di C.Fioriti
Forse… per spostare l’attenzione dai temi politici più scottanti, viene posta all’attenzione dei cittadini, oggi, il problema della prescrizione DEL REATO.
Ma che roba è?
La prescrizione è un istituto di Diritto penale mediante il quale si può dichiarare non più esistente un reato perché il processo è andato oltre un certo limite temporale.
A livello epidermico – ovviamente – tale istituto incontra l’immediato rifiuto, temendosi l’impunità di chi si è reso responsabile di un reato efferato. Ne consegue la richiesta attuale dell’abolizione in omaggio ad un giustizialismo che, però, in fondo in fondo non appartiene alla cultura del diritto romano e, quindi, italiano.
La prescrizione è sì quell’istituto di cui si è detto, ma è anche una garanzia per la Giustizia , affinché essa sia amministrata in tempi giusti, e per i cittadini, affinché non passino una vita nella condizione di imputati, con tutte le conseguenze stabilite. Il problema, o i problemi esistenti, , semmai, hanno a che fare con la “certezza della pena” ed il “giusto processo”.
L’istituto di cui si parla è individuato nell’art. 157 del codice penale. Trae origine dalla notte dei tempi, allorquando il diritto romano l’aveva individuato come clausola di riserva a favore dell’attore.
Quindi è sì una causa estintiva del reato, legato al decorso del tempo, ma è di lunghissima tradizione le cui ragioni – come dice Mantovani – vengono ravvisate nell’attenuarsi dell’interesse dello Stato alla punizione dei reati, il cui ricordo sociale si è affievolito per il trascorrere di un periodo di tempo nel quale non si sia arrivati all’accertamento della responsabilità o alla esecuzione della pena inflitta.”
E’ da rilevare, peraltro, che la stessa norma prevede che, per alcuni tipi di reato (che poi sono quelli che ripugnano maggiormente ai cittadini) non vi sia possibilità prescrittiva, ovvero i tempi stabiliti sono assai più lunghi del normale.
Detto questo, sembra legittimo affermare che togliere completamente la prescrizione sortirebbe l’effetto contrario, vale a dire un intasamento dei tribunali, grazie al quale i più furbi ed i più abbienti troverebbero sicuramente una soluzione a loro più favorevole, mentre i meno abbienti ed i più deboli ,magari del tutto innocenti, non vedrebbero mai la fine alle proprie disavventure giudiziarie, subendo le ritorsioni amministrative, civili e di lavoro anche per una semplice imputazione.
La prescrizione è un principio del diritto positivo di un Paese civile e moderno. D’altro canto se l’hanno inventato e previsto i romani, nella loro visione militare, imperialista e conservatrice, non si vede per quale motivo la società attuale, molto più garantista, umanitaria ed aperta ai diritti civili debba andare su una concezione del tutto inquisitoria e restrittiva.
Il problema in materia penale è e resta il fatto che i processi sono troppo lunghi e che non v’è assolutamente certezza della espiazione della pena. Realtà o percezioni che preoccupano enormemente la gente onesta. La prescrizione, invece, dovrebbe costituire un incentivo a chiudere il processo in tempi ragionevoli e dare soddisfazione alle parti.
Il guaio, invece, e qualcuno lo fece presente da subito, sta nel processo penale nuovo, anche se del 1989.
Se, infatti, un imputato non ricorre ai mezzi alternativi ( patteggiamento, rito abbreviato etc. ) vedrà allungarsi notevolmente i tempi del procedimento. Ed oggi, ahimè, è stato compreso che percorrere la strada del rito formale, il più delle volte, torna a favore dello stesso imputato, essendo difficile la “formazione” della prova nel corso del dibattimento. Questo, forse, a causa della concezione diversa dal processo accusatorio di origine anglosassone, laddove effettivamente sono presenti tre parti “di pari rilevanza”, agendo l’accusa e la difesa sullo stesso terreno, ad armi pari, e con distinzione chiara dei ruoli di ognuno.
Al riguardo, soprattutto in assenza di una separazione di carriera tra giudici, non pochi – ed io mi pregio essere sempre stato tra questi – rimpiangono il vecchio rito, laddove l’accusa si formava sia con il PM che con il Giudice istruttore ed a fine istruttoria, sommaria e formale, il Giudice aveva chiara la situazione penalmente rilevante .
Quindi, nel ribadire la necessità della certezza della pena per tutti, invece che trattare della eliminazione totale della prescrizione, occorrerebbe por mano alla struttura stessa del processo per evitare che i furbi ed i ricchi evitino la condanna e la espiazione delle pene. Per il resto già esiste una deroga ai tempi prescrittivi. Ove occorra potranno essere ancora rivisti, ma assolutamente l’Istituto non può essere eliminato. Sarebbe un oltraggio non solo al diritto, ma soprattutto alla civiltà del diritto che l’Italia ha sempre rivendicato, anche grazie alla dottrina romana, ancora attuale, ancora efficace, ancora necessaria.
P.S.
(Sono questi temi che non si esauriscono in tre righe. Ci si dice di essere prolissi etc. etc., che nessuno legge più, che occorre limitarsi a poche parole di sintesi. E’ vero, ma è altrettanto vero che, non di rado, si scrive non per tutti, ma solo per quelli che devono o possono recepire quanto si sta scrivendo e soprattutto si “ allunga il brodo” nel tentativo, anche se vano, di spingere “tutti” a cercare di informarsi e dialogare con almeno un po’ di “conoscenza” adeguata.
Parlare ed esprimersi con slogan e frasi fatte appartiene ad una realtà che, se dovesse avere il sopravvento, porterebbe ad un medioevo buio e tetro dal quale si verrà fuori, come già successo, soltanto ed unicamente con la riscoperta dei classici e, quindi, con un nuovo illuminismo. Ergo, nessun problema se si legge soltanto tre righe. Chi sente l’interesse di un problema, arriverà sicuramente sino in fondo!!).