di Giorgio De Biasi
Secondo i media mondiali, primi fra tutti quelli statunitensi, è certo che le carte “top secret” uscite dalle casseforti del Pentagono non riguardino solo il conflitto ucraino-russo ma anche altre aree del mondo: le due Americhe, l’Africa, l’Europa, il Medio Oriente, l’Asia e l’Oceania.
Washinton indaga per rintracciare i responsabili della diffusione; l’Ucraina nega di avere cambiato i piani militari e, cosa di non poco conto, Macron dice che l’Europa deve affrancarsi dagli USA.
Intanto: nel mentre L’Egitto dichiara di non produrre missili per i russi e la Corea del Sud assicura di non avere venduto armi alla Polonia, il portavoce del Consiglio di sicurezza americano, John Kirby, si vede costretto ad ammettere: “Non sappiamo chi è stato, non sappiamo quale sia il movente, non sappiamo se ce ne siano degli altri e se intendano pubblicarli”, riconoscendo poi che la vicenda rappresenta, per il Pentagono, un “grave rischio” sia per la sicurezza nazionale e anche per quella internazionale.
Tutto questo accade proprio nel momento in cui la Cina dell’appena eletto Xi Jinping scopre i muscoli della sua potenza nucleare facendo circondare Taiwan, da sempre considerata terra cinese a centinaia di caccia e decine di navi compresa una portaerei.
Tutto questo accade a poche ora di distanza dalla visita di Macron in Cina dove non ha solo stretto importantissimi accordi commerciali con Xi Jinping ma, al ritorno in patria sull’aereo presidenziale,
ha affermato che “Gli europei non devono essere vassalli degli Usa, bisogna evitare di essere coinvolti in crisi altrui” ipotizzando inoltre il nascere di una “autonomia strategica” dell’Europa – presumibilmente guidata dalla Francia – capace di renderla una “terza superpotenza” in grado di dialogare da pari a pari con USA e Cina.
Fin qui la cronaca di una fuga di segreti che dovrebbe preoccupare l’Italia e l’Europa non tanto per i file delle “relazione segrete” riguardanti l’analisi della guerra russo-ucraina e neppure per i file delle “analisi segrete” degli scenari internazionale.
Ciò che deve preoccupare sono le “cartine” che indicano le posizioni dei carri armati, delle postazioni missilistiche, dei depositi di materiale bellico in territorio ucraino, nonché le direttici di attacco indicate con frecce.
Se queste “mappe” possano essere e/o risultare autentiche e credibili lo stabiliranno le indagini in corso espletate dall’intelligence USA, così come lo saranno secondo l’attenta analisi che lo stesso Cremlino sta conducendo con prudenza.
Si dovrà inoltre accertare se corrisponde al vero quanto scritto dal New York Times che ha ipotizzato la presenza massiva di documenti top secret che confermerebbero l’attività di spionaggio degli Stati Uniti anche contro gli alleati.
Ora come ora, pur senza addentrarsi in analisi approfondite, è possibile riconoscere che l’accertata presenza in mano USA di carte segrete riguardanti il posizionamento degli armamenti e indicanti le direttrici di controffensive e offensive, siano la “cartina di tornasole” di un coinvolgimento USA nel conflitto.
Coinvolgimento non solo finalizzato all’aiuto materiale ed economico come quello Italiano ed europeo, ma anche e soprattutto di natura strategica nella conduzione delle operazioni militari.
Sarà difficile per la pubblica opinione italiana ed europea negare che gli USA non stiano un conflitto per procura, così come sarà difficile sostenere che gli USA non stiano combattendo, in Ucraina, una guerra “per procura” contro la Russia.
Esiste, infatti, una differenza sostanziale tra le relazioni scritte e le cartine che indicano il posizionamento delle armi e le direttici di spostamento delle truppe.
Per stilare le prime “le reazioni e le analisi” basta una macchina da scrivere o un computer mentre, per redigere le “mappe” bisogna essere presenti sul campo di battaglia.
Una cosa però, fra tutte, è certa: il conflitto ucraino sta cambiando gli scenari geopolitici mondiali. Sta ridimensionando l’egemonia degli USA costretti ad “attaccarsi”, in Europa, ad una NATO da loro guidata per mantenere intatto lo scenario europeo; sta in effetti irrobustendo la Cina di Xi Jinping.
L’Italia sta li a guardare. Timorosa di dire agli USA che quella cambiale del 1945 è già stata abbondantemente pagata.
Martedì 11 aprile 2023 – 19,51 –