Finalmente a “bocce ferme” e “governo varato” è possibile esaminare una delle più insulse campagne elettorali giocata da una sinistra in attacco sul fantomatico pericolo del ritorno del fascismo, ed una destra che, sull’argomento, ha giocato in difesa, preoccupata nell’affermare e dimostrare una acritica adesione alle istituzioni europee, alla Nato, agli USA, più che rimarcare la sua identità attuale, ben distante da quel
passato.
Si è paventato che le elezioni del 25 settembre fossero il prodromo di una rinnovata “MARCIA SU
ROMA”, e su questo inesistente pericolo si sono disturbati, nel commento, esimi politici, illustri
amministratori, superbi gran commis d’etat, luminari del giornalismo, sedicenti intellettuali.
Perfino i celebrati scienziati sul covid hanno scoperto, nella loro sapienza di tuttologi, interesse per la
notazione politica.
Il fatto poi che la vittoria del centro destra in una democratica competizione elettorale richiami l’attenzione e preoccupa tante intelligenze mi sollecita due riflessioni: o siamo pesantemente ignoranti in storia o la democrazia di questo paese è talmente debole da temere rigurgiti autoritari persino nei confronti di un governo appena nato e che non ha ancora dispiegata la sua azione.
Un nuovo 27 ottobre 1922, ovvero una nuova “Marcia su Roma” non potrà più realizzarsi perché quell’evento, che poi portò all’avvento del Fascismo, si realizzò in condizioni storiche e sociali che sono imparagonabili alle attuali sotto tutti i profili.
Eravamo nel 1922, da poco reduci da una guerra tremenda e sanguinosa che aveva provocato al
paese ogni genere di privazioni ed oltre seicentomila lutti.
È vero che l’avevamo vinta ma a quale prezzo e con quali risultati?
Il Paese, al di là della retorica patriottica, era ridotto alla miseria, milioni di reduci, per la gran parte
contadini, molti con gravi menomazioni, vagavano alla ricerca di un soldo per tacitare la fame loro
e delle famiglie.
In questo contesto storico si inquadra la nascita del fascismo e le sue drammatiche conseguenze.
Paragonare oggi quei tempi e quell’evento alla vittoria elettorale del centro destra è ridicolo, anzi
va oltre il ridicolo. Dimostra che la democrazia in questo sventurato Paese è debole, anzi, la si
vuole debole per far emergere una ancor più debole ed insignificante classe politica che
pretende, da nominati e non eletti, di rappresentare un popolo.
Un popolo va detto, sempre più disorientato da una informazione tossica, confusionaria, spesso falsa che oscura ogni visione realistica del domani.
Oggi il fascismo non esiste e non può esistere.
Chi ne agitata il fantasma lo fa in mala fede e perché non ha idee per rappresentare un modello di
società. Si mira a spaventare la gente per venderle una politica stantia che non vuole affrontare i
problemi veri; si agitano fantasmi inesistenti perché è più facile etichettare che non motivare
razionalmente la crisi che colpisce le democrazie occidentali e lo stesso concetto di democrazia.
Il perché di questa situazione porta a galla tutte le responsabilità politiche individuali e collettive di
questi ultimi 25 anni.
Risale a quel lontano 1992, quando si consentì che un eversivo giustizialismo lapidasse un’intera
classe politica salvando solo la frangia di sinistra e consentendole, poi, di occupare le istituzioni, i
gangli salienti dello Stato, i media.
Siamo poi approdati, con le terze file di quella stagione politica, alla catastrofe della politica
spettacolo, ricercatrice di consensi non su progetti di società, su problemi concreti, ma su
politiche “carosello” ove la pubblicità “anima del commercio” ha divulgato l’idea che la politica
potesse essere un mestiere alternativo per nani e ballerine nel cui ambito è stato consentito
l’espandersi dell’affarismo più commerciale.
Poco o nulla si è fatto nel settore del lavoro, del fisco, della sanità, della giustizia, della scuola ed
invece si sono prodigate interessate energie nello scandaloso salvataggio di banche a spese della
collettività, nel sostenere con smania lo Ius soli, nell’affossare la scuola, la cultura ed ogni forma
di educazione; siamo riusciti a trasformare un protocollo clinico sui vaccini in una assurda contesa
ideologica, in balia di divulgatori dà spettacolo ed insinuazioni più o meno veritiere sugli interessi
economici.
Che dire, infine, della maldestra gestione dell’immigrazione e della sicurezza pubblica e della
pratica quotidiana della “doppia morale” secondo cui lo stesso evento è lecito o illecito, positivo o
negativo, da censurare o esaltare secondo le convenienze di parte.
Sono le incapacità della politica, l’inadeguatezza della sua classe dirigente, il suo spudorato
opportunismo, la volontà di conservare sedie e privilegi che rendono debole la democrazia, e
alimentano i totalitarismi, ma sia chiaro che i totalitarismi del futuro nulla hanno a che fare con il fascismo, anche perché saranno molto più pericolosi.
È giunto il momento in cui è necessario affermare che il continuare nell’ormai goffo tentativo di etichettare la vittoria elettorale del centro destra ed il conseguente governo presentato oggi dalla premier Giorgia Meloni al Presidente della Repubblica e da questi nominato, è un’attività che non interessa alla maggioranza degli italiani che hanno sancito con il voto la legittimità del risultato elettorale.
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