di Giorgio De Biasi
Qui, oggi, non si tratta d’essere contrari o favorevoli al dire del Professore Orsini o del reporter Capuozzo.
Qui oggi si vuole discutere sulla necessità di mobilitarsi affinché quella “forza del potere” con il suo braccio destro del “politicamente corretto” non riescano a sopprimere quella “forza della legge” con concede a tutti la libertà di parola, la libertà di scrivere, la libertà di dissentire, la libertà di avere dubbi, la libertà di utilizzare la parola “oppure” per indicare nuovi orizzonti e nuove soluzioni.
Come non riconoscere pericolosa la presa di posizione di una RAI che pretende di dire agli ospiti delle sue trasmissioni come devono essere, cosa devono dire, come devono comportarsi e come correggersi?
Come non riconoscere la faziosità di una trasmissione come quelle di alcune televisioni commerciali dove l’anchorman dialoga, due ore di ogni giorno, con un solo consenziente interlocutore senza alcun contradditorio o pensiero critico?
Come non riconoscere pericoloso il comportamento di media legati al potere che sentendosi “giudici” del mondo e della storia, elevano la loro ideologia a canone universale obbligatorio per tutti?
Costoro, questi portatori sani, del virus “politicamente corretto” e della “cancellazione della cultura” combattono quell’intelligenza che rende libera ogni persona.
Costoro vogliono mortificare, ove non fare scomparire, ogni alternativa ed ogni contradditorio anche mediante metodiche censure tese a cancellare addirittura ogni possibilità di alternanza politica.
Oggi, ancor più del governo, i maggiori quotidiani, le maggiori reti televisive RAI nonché quelle pubbliche e commerciali vogliono assimilare il “pensiero critico”, vogliono cooptarlo e uniformarlo ai dettami dell’establishment del loro potere, ovvero al servizio di una nuova oligarchia appare ed è sempre più forte. Il tutto dentro ad uno scenario nel quale non più si distingue il ruolo della politica.
Prima il virus e poi la guerra hanno consentito alla “forza del potere” di prevalere sulla “forza della legge” mortificando quel “pensiero critico” che consente all’intelligenza di prevalere.
La deriva antidemocratica che oggi avanza in Italia deve necessariamente essere infrenata con le uniche armi che a questo “vagabondo intellettuale” è dato di possedere. Ovvero la liberà del pensiero critico e il diritto ad esprimerlo liberamente.
Il percorso è tutto in salita e la contesa è impari.
Ma ove qualcuno condividendo ciò che scrivo, e desiderando mobilitandosi contro la “forza del potere” vorrà percorrere, nel rispetto della legge, la strada della libertà non abbia timore a percorrerla.
Questo “vecchio vagabondo intellettuale” vuole restare libero nella sua terra. Aiutatemi a restare libero.