di Giorgio De Biasi
Finalmente lo spoil system, ovvero il “sistema del bottino”, si è concluso con una piena vittoria della premier Giorgia Meloni.
Dopo Flavio Cattaneo all’Enel, Claudio Descalzi all’Eni, Roberto Cingolani a Leonardo, Matteo Del Fante a Poste Italiane e Giuseppina Di Foggia a Terna sono arrivate le nomine di Roberto Sergio nel cda Rai, di Vittorio Pisani a capo della Polizia di Stato, Lamberto Giannini a Prefetto di Roma e da ultimo, ma non ultimo, di Andrea De Gennaro “previsto” al comando delle Fiamme Gialle.
Tutto questo dopo che il Governo ha provveduto, come hanno fatto tutti gli esecutivi negli ultimi vent’anni, ad esercitate la facoltà – del tutto legittima e prevista dalla normativa vigente – di procedere allo spoil system nei ministeri. Spoil system che si applica ai segretari generali e ai capi dipartimento fatti salvi quelli dei Ministeri dell’Interno e della Difesa.
Ad oggi sei sono i ministeri in cui sono stati cambiati tutti i vertici. In quattro casi si è trattato esclusivamente del segretario generale. Il Ministro Giorgetti ha confermato un solo capo dipartimento su quattro, i Ministri Nordio e Salvini hanno cambiato tutti i capi dipartimento dei loro dicasteri mentre 7 su 14 sono gli incarichi dirigenziali di Palazzo Chigi confermati dalla Presidenza del Consiglio.
A prescindere dai degnissimi curriculum dei nominati, è giusto riconoscere che lo sistema applicato ai vertici della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza appare “qualcosa di diverso” stante che per la prima volta nella storia un capo della Polizia, non in scadenza, viene mandato a fare il prefetto di Roma mentre, normalmente accade il contrario: da prefetto a capo della Polizia, con scadenza naturale.
“Qualcosa di diverso” anche perché, e sempre per la prima volta, un Governo dopo aver nominato il capo della Guardia Finanza come nuovo presidente dell’Eni (Giuseppe Zafarana), anche il suo successore alla Gdf viene inserito nel gioco politico ed esposto ad una guerra sorta fra le varie forze politiche che compongono l’esecutivo.
Ad oggi, ad operazione è completamente riuscita, bisogna riconoscere a Giorgia Meloni una tenacia e una determinazione che connotano una Presidenza del Consiglio quasi paragonabile ad una “bozza di quel premierato” che forse si vuole promuovere.
Partendo da questa realtà politica, è possibile prendere atto che questo Governo ha nelle sue mani il controllo totale degli apparati dello stato che esercita per il tramite di importantissimi dirigenti che si trovano nella posizione di snodo tra potere politico e amministrativo.
Questo controllo, conquistato elettoralmente e primo governo politico dopo 15 anni, può ora dispiegarsi per l’intera legislatura grazie alla sua solidità politica che gli assicura la maggioranza nel Parlamento italiano.
Ecco perché oggi è possibile e giusto indirizzare al Governo, formato da Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega, ai suoi Ministri ed alla stessa Presidente del Consiglio dei Giorgia MELONI, il monito: “Adesso che la macchina statale è completamente nelle vostre mani: niente più scuse”, ovvero “Governate secondo il mandato conferito dalla maggioranza degli elettori tenendo ben presente che NO MORE EXCUSES”.