di Giorgio De Biasi
La rimozione del Questore di Macerata, fatta passare come semplice avvicendamento, è una grave offesa a tutta la Polizia di Stato.
Ove fossero stati ravvisati errori nella gestione dell’ordine pubblico e una errata impostazione della strategia di contrasto alla criminalità che affligge Macerata, le conseguenze di questi presunti errori dovevano pesare equamente sulle responsabilità proprie del Prefetto e del Questore ognuno per la sua parte.
Qui si è preferito caricarle tutte sul Questore ignorando, ancora una volta, tutte le difficoltà insite nel rapporto Prefetto-Questore ormai logorato da anni di conflittualità derivanti dal ridimensionato ruolo del Prefetto al quale resta ormai solo il potere di invadere il campo del Questore.
Non solo a Macerata ma anche in molti altri capoluoghi di Provincia si notato deteriorati rapporti fra Questore e Prefetto laddove quest’ultimo interferisce nelle competenze tecniche del Questore, spesso imponendo strategie operative non di sua competenza e/o suggerite da altre Forze di Polizia militari.
Il Ministero dell’Interno può dare tutte le giustificazioni che vuole sull’allontanamento del Questore di Macerata. Io ritengo che la decisione del palazzo sia derivata da una forte incomprensione fra Prefetto e Questore di Macerata
Il potere che ancora oggi i Prefetti (istituzione che, si badi bene, la Lega di Bossi voleva abolire e che per lungo tempo è stata messa in dubbio dagli stessi governi che si sono succeduti) hanno sulla “politica” ha fatto sì che la testa da fare cadere fosse quella del Questore.
Scorrendo gli atti parlamentari che hanno accompagnato l’emanazione della Legge 121/81 possono leggersi le perplessità di molti politici sul doppio ruolo di Autorità Provinciale di Pubblica Sicurezza. Perplessità che ancora oggi permangono.