PRIGIONIERI DI SÉ STESSI MEDESIMI
di Giorgio De Biasi
Analizzando con mente fredda lo svolgersi della vita politica all’interno del M5S e soffermandosi con maggiore attenzione sui comportamenti degli associati che rivestono pubbliche responsabilità, partendo da DI MAIO per arrivare ai grandi Sindaci di piccole, medie e metropolitane città, è possibile notare:
• una costante e sofferta indecisione nelle scelte politiche programmatiche;
• una sempre più evidente inesperienza nell’azione di governo centrale e locale.
Da una attenta lettura dei comportamenti di Ministri, Parlamentari e Sindaci si evidenzia la loro forte e costante preoccupazione d’essere sempre e comunque in linea con il programma elettorale stilato in sede elettorale anche a scapito del “contratto” sottoscritto con la Lega.
Questo aspetto, positivo per gli elettori del M5S, che si dispiega dentro l’attuale coalizione politica di cui M5S è attore principale, porta il movimento ad occuparsi più di fare quello che ha promesso piuttosto che fare ciò che è utile alla nazione.
I provvedimenti sin qui varati sono la cartina di tornasole di questo “tormento” che Di Maio e compagni soffrono anche a causa dell’ingombrante e massiccia presenza della Lega e di Salvini.
A questo tormento deve ora aggiungersi il caso “Raggi” che porta il movimento dentro a quel “codice” che non può in alcun modo essere disatteso pena “un’atomica” delusione degli aderenti che risulterebbe catastrofica per il consenso elettorale.
Senza una struttura organizzativa interna capace di istituzionalizzare il confronto politico “viso a viso” con dibattiti veri che superino la piattaforma “Rousseau” spetta a DI MAIO il difficile compito di indirizzare la politica del movimento indicando anche le azioni da compiere e le scelte da effettuare. Il tutto con FICO e DI BATTISTA che sono in perenne e strategica posizione di attesa di quella mossa sbagliata che consentirebbe loro di radicalizzare il movimento su posizioni giustizionaliste e di sinistra.
Se questo non è ancora avvento è da ascriversi alla capacità di DI MAIO di “comprendere” più degli altri le dinamiche dell’azione governativa favorito, anche, dal sostegno-guida di GRILLO e CASALEGGIO.
A questa data condizione devono aggiungersi i “problemi” che “Codice di comportamento” crea a tutto il movimento quando fissa dopo due mandati l’impossibilità di una ulteriore candidatura e quando obbliga l’indagato a dimettersi anche in caso di prima condanna.
Analizzando questo aspetto, con altra ottica, ben si capiscono i timori dello stesso DI MAIO e di moltissimi Parlamentari del M5S di operare affinché l’attuale Governo abbia una durata lunga cinque anni. Elezioni anticipate costringerebbero Deputati e Senatori a dare l’addio al Parlamento senza neppure la speranza di rimetterci piede: “DI BATTISTA INSEGNA”. –
Le molte “voci interne” che premono per una modifica del “Codice di comportamento” anche derogando solo in caso di elezioni anticipate non trovano ascolto nelle orecchie di GRILLO e CASALEGGIO che, giustamente, riconoscono il limite dei due mandati come tratto distintivo del movimento.
Difficilmente il M5S uscirà da questo suo tormento fintanto che sarà prigioniero di se stesso dentro ad un “Codice di comportamento” e ad “Una inesperienza di Governo” che ne condizionano l’azione.