Processi mediatici e diritto alla difesa
di Nicola IZZO
Ieri sera nel TG7 si è consumato, a mio sommesso avviso, un fatto eversivo.
Il direttore Mentana ha celebrato un processo mediatico alla Procura della Repubblica di Spoleto, rea di un avviso di garanzia nei confronti di un sindaco ed un architetto per un presunto abuso edilizio nella realizzazione di un’opera finanziata attraverso una raccolta fondi organizzata dalla 7 e dal Corriere della sera. L’iniziativa dell’avviso veniva giudicata “improvvida”.
A corredo della tesi accusatoria contro l’ufficio di Procura è stato prodotto un servizio televisivo appositamente costruito, giustificatorio e assolutorio dell’operato degli indagati. Concludendo la requisitoria accusatoria contro la Procura di Spoleto il conduttore sosteneva l’opportunità di un risarcimento per il danno “reputazionale” provocato alla 7 e, presumo, al Corriere da questa “improvvida” iniziativa giudiziaria.
Non entro nel merito della vicenda, anche perché avrei solo la versione della Corte di giustizia Mentana, ma ciò che sostanzialmente turba è se può consentirsi che un presunto indagato possa celebrare a sua difesa un processo mediatico contro un ufficio inquirente della giustizia di questo paese, avvalendosi del supporto mediatico di una rete televisiva.
Non sono certo io un difensore delle Procure ma se questo è tollerabile dovrà consentirsi, come diritto di ogni cittadino inquisito pretendere un analogo giudizio televisivo che documenti e illustri la propria tesi difensiva, rubrichi come “improvvida” l’azione giudiziaria e sostenga un risarcimento reputazionale.
Ove questo non dovesse accadere per tutti gli indagati, siamo difronte all’eversione o alla compressione del diritto costituzionale della parità di difesa dei cittadini in ogni grado di giudizio.