QUANDO LE PAROLE TURBANO e FERISCONO
di Giorgio De Biasi
Non vi è ombra di dubbio alcuno che il riferimento alle persone affette da autismo messo in campo da Grillo per sbertucciare gli avversari politici E’ UNA IGNOBILE AZIONE che illumina la pochezza di un personaggio condannato, per questo, da tutti i cittadini Italiani, dai media e da tutto il WEB
Questa unanime condanna, che può e deve essere condivisa, illumina al tempo stesso, una grande ipocrisia che contraddistingue il comportamento di molte persone.
Chi di noi non ha almeno una volta nella sua vita pronunciato la frase “cose da matti”, oppure interloquendo con altri per illustrare un comportamento ha detto: “sembrava un matto – ma quello è un matto”, “si è comportato come un pazzo, come un folle”.
La parola “pazzo” e la parola “matto o folle” sono spesso sulla bocca di molti; sono spesso scritte sulle pagine dei giornali da eminenti letterati: sono spesso pronunciate in televisione da illustri anchorman non per fini scientifici e medici ma solamente ed esclusivamente quale paragone per indicare il comportamento incomprensibile di una persona sana con il comportamento di una malata.
Tutti coloro che hanno vissuto in proprio e/o che vivono dentro al nucleo famigliare la presenza della “malattia psichiatrica” ben sanno quando male facciano quelle ignobili battute: “cose da matti; ma è una pazzia” e così via di seguito.
Prima della legge Basaglia (legge 180/78), che dispose la chiusura dei manicomi restituendo dignità di persona al paziente, questi uomini e donne: “I MATTI”, hanno subito gravissime volenze come la lobotomia, la doccia gelata, passando per l’elettroshock, e apparecchi immobilizzatori, più consoni a una camera di tortura del medioevo che ad una parvenza di struttura sanitaria.
Stupisce molto, ma forse solo coloro che la malattia psichiatrica la vivono o la frequentano giornalmente, che l’indignazione popolare si manifesti quando il riferimento è verso altre malattie mentre resta zitta quando il termine “matto e pazzo”, riferito sempre e comunque alla persona, affiora giornalmente sulla bocca di tutti.
La malattia psichiatrica come l’autismo non tolgono dignità alla persona né possono toglierla a nessun malato.
Ancora oggi, però, nonostante l’evoluzione del pensiero scientifico, il malato psichiatrico o meglio “il matto” non trova piena dignità nella società e, proprio per questo, è ancora più solo e prigioniero della sua malattia.
Non tutti sanno quanto sia doloroso per la persona che è cosciente d’essere affetto da una malattia psichiatrica sentir pronunciare quelle parole: “matto – pazzo”.
Sarebbe davvero bello se fossero dimenticate.