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Da undici giorni a questa parte le più prestigiose reti televisive italiane fanno a gara per descrivere la guerra Ucraina-Russia mandando in onda reportage che ci fanno vedere case distrutte, incendi, crateri di bombe, resti carbonizzati di mezzi blindati ma soprattutto e con insistenza il volto più duro della guerra, ovvero le persone che scappano dalla linea del fuoco.
Tutti hanno però notato che riusciamo a vedere gli “eserciti al fronte”.
Esiste una gara a disegnare sulle cartine che si susseguono sullo schermo televisivo la posizione di centrali nucleari, di villaggi e di città. Ma non si vedono i soldati, fatta eccezione per quel lungo convoglio russo fermo alle porte di Kiev.
Eppure, USA, RUSSIA, FRANCIA, INGHILTERRA, CINA e NATO sanno dove stanno. Li vedono via satellite e li monitorano ora dopo ora. Ma a noi quelle immagini non arrivano.
Allora c’è da domandarsi perché a noi non arrivano quelle immagini?
Perché in un conflitto anche mediaticamente condotto, gli eserciti in guerra e “potenze militari” che lo seguono dallo spazio non ci fanno vedere dove sono i soldati, i carri armati, gli aerei ed i cannoni?
I russi ci dicono che sono state colpite 2.203 infrastrutture militari dell’Ucraina di cui 111 sistemi missilistici antiaerei S-300, Buk M-1 e Osa, oltre a 71 stazioni radar».
Zelenskyy ci dice che durante gli attacchi sono morti 11mila soldati russi mentre sono stati abbattuti 88 tra aerei ed elicotteri di Putin.
Questo complesso e inusuale scenario di guerra, non completamente illuminato dai reportage, dovrebbe essere ben conosciuto a coloro che alla guerra non partecipano ma la combattono per interposta persona guardano dallo spazio il muoversi degli eserciti amici e nemici.
Ma perché succede questo?
Forse una sola credibile risposta è possibile fornire.
Questa guerra deve essere per tutti oscurata nel suo svolgersi sul terreno poiché ciò che si svolge sul terreno deve restare segreto non tanto per i Russi che non vogliono fare vedere le loro perdite e non tanto per gli Ucraini che vorrebbero fare vedere le loro vittorie ma che non possono farlo perché queste non arrivano.
L’interesse a non fare vedere la guerra o meglio a fare vedere solo l’aspetto della sofferenza umana della popolazione ucraina ed il dissenso di quella russa è un interesse ascrivibile agli USA, all’Europa ed alla NATO tutti ormai certi che l’Ucraina è destinata a soccombere.
Ecco che allora, soprattutto con l’invio di armamenti all’Ucraina, nasce la teoria del “Quando non perdere significa vincere”.
L’invio di armamenti non ha lo scopo di aiutare l’Ucraina a respingere l’invasore russo.
L’invio di armamenti all’Ucraina serve a fare “resistere” l’Ucraina fin quando si può, anche a costi di enormi perdite umane militari e civili.
Più si resiste, più non si perde e più si fa comprendere a tutti che in Ucraina USA, Europa e NATO senza combattere e pur perdendo hanno comunque vinto.