SCONTRO SULLA RESIDENZA ANAGRAFICA AI RICHIEDENTI ASILO: CHIARIAMO! 😑
di Luciano MENEGHETTI
In queste ore e’ deflagrato lo scontro politico su una norma contenuta nel “Decreto Sicurezza”, recentemente approvato dal Parlamento, che stabilisce l’impossibilita’ per il Comune di dare la residenza anagrafica agli stranieri titolari di permesso di soggiorno per richiesta asilo.
La nuova legge infatti stabilisce che finche’ dura il procedimento per l’eventuale riconoscimento dell’asilo politico, lo straniero non va iscritto all’anagrafe dei residenti del luogo di dimora.
Alcuni sindaci di grandi citta’ hanno dato disposizioni ai propri uffici di disapplicare la norma, ritenendola “razzista”.
A parte l’evidente scopo propagandistico e un po’ “eversivo” dell’iniziativa, atteso che si tratta di una legge approvata da un Parlamento, fino a prova contraria democraticamente eletto , chi non conosce la materia difficilmente puo’ capire quanto sia giusta questa regola.
Innanzitutto i sindaci di cui sopra vorrebbero far credere che fino a oggi tutti i Comuni italiani davano la residenza anagrafica ai richiedenti asilo e ora non potrebbero piu’ farlo.
Nulla di piu’ falso.
Fino ad oggi anzi, trattandosi di una questione dibattuta e mancando una disciplina chiara sull’argomento, la maggioranza dei Comuni italiani NON ISCRIVEVA i richiedenti asilo in anagrafe.
Questo perche’, si diceva, le generalita’ e nazionalita’ di tali stranieri non e’ certa, essendo da essi autocertificata. Infatti, per legge, e’ l’ufficio immigrazione della Questura, che una volta riconosciuto l’asilo o la protezione sussidiaria, rilascia, solo allora, agli stranieri, oltre al relativo permesso di soggiorno, un documento d’identita’ sostitutivo, chiamato “libretto di viaggio”.
La tesi contraria all’iscrizione anagrafica sosteneva appunto l’impossibilita’ di dare la carta d’identita’, che consegue obbligatoriamente alla residenza, a stranieri di cui non abbiamo generalità’ certe.
Tanto piu’ se si pensa che la legge anagrafica in vigore, per gli italiani privi di documenti e che richiedono la carta d’identita’, pretende che presentino due testimoni a conferma delle generalita’ dichiarate. Mentre ai richiedenti asilo neanche questo sarebbe richiesto, con una discriminazione al contrario a danno degli italiani.
La nuova legge quindi non fa altro che eliminare una lacuna normativa, che aveva solo creato finora confusione e disparita’ di comportamenti tra i Sindaci sul territorio.
Con l’aggravante che molti stranieri, dopo la negazione dell’asilo politico, continuavano a girare per l’Italia con carte d’identita’, di durata decennale, non basate neppure su un permesso di soggiorno.
Un vero pateracchio, che generava non indifferenti problemi di sicurezza e complicazioni al lavoro delle Forze dell’Ordine.
Come si vede la nuova norma, lungi dall’essere “razzista”, e’ sacrosanta sotto il profilo giuridico, della sicurezza e dell’uniformita’ di comportamenti tra gli Enti territoriali locali, il che dovrebbe essere una priorita’ per uno Stato serio.
Ma come al solito, in Italia sembra non essere cosi’. 😕