di Luciano MENEGHETTI
La cretinata di Achille Lauro, che ieri sera a Sanremo ha mimato un battesimo alla fine della sua canzone, molto brutta per la verità, per creare la polemica con i cattolici e quindi farsi pubblicità.
L’altra cantante, di cui non ricordo il nome, che a fine esibizione espone il braccio con pugno chiuso, simbolo del comunismo.
Ornella Muti che sponsorizza la cannabis libera.
E siamo solo alla prima serata di Sanremo.
Oggi fioccano le polemiche da parte dei “conservatori” che si chiedono: perché devo pagare obbligatoriamente il canone Rai in bolletta, se il servizio pubblico televisivo non è neutrale, ma fa propaganda a principi opposti a quelli un cui io credo?
Perché devo pagare anche io il canone, se il servizio pubblico parteggia apertamente con chi la pensa diversamente da me?
Certo si tratta di domande che hanno un fondamento.
Ma non è questo il vero problema.
Sanremo è la punta dell’iceberg di un’operazione “culturale” in atto, peraltro non solo in Italia, ma in tutto il mondo occidentale, con cui il “progressismo ateo” figlio del defunto comunismo, sta cercando di influire e cambiare le menti delle persone.
Chi crede in valori e principi “conservatori” va convinto in modo subliminale di essere fuori dal flusso della storia, di essere “moralmente” non accettabile, impresentabile, perché i valori tradizionali in cui crede sarebbero contrari ai “diritti dell’uomo”.
Il “progressismo ateo” sta facendo una grande operazione culturale, che viene prima e va oltre la politica, perché è diretta a convincere le persone “conservatrici” di essere una “deminutio”, una cosa “sporca”, un retaggio della storia peggiore.
La “cancel culture” negli Stati Uniti è già molto avanti in questo movimento, avendo convinto già la nuova generazione di americani che la storia non va contestualizzata, ma va cancellata, se non aderente ai “principi” moderni, cioè a quelli della sinistra.
Tre quarti degli studenti universitari americani sono infatti favorevoli al licenziamento dei professori che insegnano in modo “neutrale e tradizionale” le loro materie, senza fiancheggiare la cultura dell’oscuramento di tutto ciò che, storico o letterario, confligge con il “progressismo ateo”.
In questa grande operazione culturale di massa, sostanzialmente antidemocratica, illiberale e liberticida, si inserisce Sanremo, con Lauro che dissacra il battesimo, la cantante che fa propaganda al comunismo e la Muti agli spinelli.
Se il servizio pubblico questo lo autorizza è inutile arrabbiarsi, perché dietro c’è un progetto culturale ben più ampio: convincere le persone che credere nei “valori” che gli hanno insegnato i loro genitori li fa essere degli “inferiori”, dei reietti da rieducare.
Non a caso tutti gli stati comunisti nel ventesimo secolo avevano i “campi di rieducazione”.
Cosa fare allora, se è inutile dedicarsi alla polemica?
Bisogna prendere atto dei termini della guerra in atto, delle armi e della tattica del nemico e rispondere nello stesso modo, cioè con prese di posizioni culturali.
Difendere a spada tratta i valori tradizionali, senza se e senza ma. Rifiutare ogni compromesso. Valorizzare se stessi in quanto portatori non di “altri” valori, come se la sinistra ne avesse, ma “dei” valori.
Sostenere con orgoglio che la sinistra è portatrice in realtà di “non” valori, che portano non all’elevazione dell’uomo come dicono loro, ma al degrado dell’uomo.
Rispondere all’operazione culturale in atto con un’altra uguale e contraria.
Se si abbassa la testa, quelli te la tagliano.
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