SE TIRIAMO LE SOMME
di Giorgio De Biasi
Negli ultimi tre giorni, saltando come un canguro da un canale TV all’altro, li ho ascoltati tutti. Ho seguito le trasmissioni e le interviste condotte da “anchorman” (ops che parolona) che hanno evidenziato tutti, ma Mentana più di tutti, una parzialità partitica buttata lì quale pessimo surrogato di quel confronto fra leader che non c’è stato.
Per prestare la dovuta attenzione ho persino messo le cuffie che utilizzo per non disturbare mia moglie sul far della notte quando mi guardo i documentari di SKI.
Li ho visti ed ascoltati tutti e poi: ieri sera alle 24,00, prima che la mia signora varcasse la soglia della camera da letto, gli ho detto: “Nonna qui si fa sempre più difficile decidere. Siamo in mano a dei vecchi come noi, ai dei ragazzini che non hanno provato il sudore del lavoro, ed a una generazione di mezzo che ancora non trova la consapevolezza della sua forza ed il coraggio per addentrarsi, con cognizione di causa, in quella foresta di difficoltà che attanaglia l’Italia.
Non ho visto né ascoltato nessun “uomo di stato” nessuna personalità capace d’assicurare il sereno commino del popolo attraverso quella foresta impedendo a questa di richiudersi subito dopo il passaggio dei migranti.
Beh. Si. Noi in buona sostanza siamo un popolo di migranti. Sappiamo bene che dobbiamo muoverci verso quei nuovi orizzonti che vogliamo; sappiamo che tutti insieme possiamo farcela. Ma sappiamo anche – dopo questa campagna elettorale – che non esiste colui o colei che possono guidare il nostro cammino.
Ragazzini che giocano alla politica. Vecchi amarcord. Una generazione di mezzo che tentenna e rischia di “andare a sbattere” contro estremismi che allontanano la democrazia. Questo è quello che la campagna elettorale ci ha fatto vedere.
L’ideologia comunista, quella socialista e socialdemocratica, il pragmatismo repubblicano e la convinzione liberale sono scomparse da tempo per cui non è neppure possibile votare ideologie ormai scomparse.
A allora a me Giorgio De Biasi, 72 anni, conscio di far parte dei “vecchi” e certo di non poter guidare nessuno attraverso la foresta delle difficoltà perché percorrerei al massimo 20 metri, pensionato che non cambia autovettura dopo 12 anni e 124.000 Kh. perché prima vengono i nipoti, non resta altro da fare che votare – si votare perché lo ritengo un dovere – il minore di mali.
Si sceglierò di votare quel partito politico che per me è il meno dei mali ove per meno dei mali intendo la possibilità di ritornare al voto qualora nessuno vinca.
Non posso fare diversamente perché il mio partito ancora non esiste.
Prima di spegnere la luce mia moglie mi ha detto: “Sei sempre stato un anarchico individualista”.
Gli ho risposto che NO. Sono soltanto un orfano della prima repubblica. Vecchio e stanco.