Non scriverei questo post se l’Italia avesse già raggiunto quella pacificazione nazionale che non è mai stato possibile raggiungere per colpa di “quell’arco costituzionale” innalzato dal Partito Comunista per ideologia e accolto dalla Democrazia Cristiana per convenienza al fine di isolare il Movimento Sociale Italiano pur presente in Parlamento.
Purtroppo, la desiderata “solo a parole” pacificazione non si è mai concretizzata poiché, diciamocelo una volta per tutte, quel muro “dell’arco costituzionale” non è mai stato abbattuto. Conveniva e, forse ancora oggi, conviene, a tutti, tenerlo in piedi.
Senonché oggi, per la prima volta nella storia politica italiana, “l’arco costituzionale” è stato messo in discussione dal voto popolare che, in buona sostanza, ha determinato l’incrinatura delle sue fondamenta.
Fermamente convinto che questa tanto agognata pacificazione nazionale possa essere più facilmente perseguita da un’Italia “conservatrice” piuttosto che da un’Italia “progressista” credo di poter affermare
che null’altro ci si poteva aspettare, da una maggioranza a guida Fratelli d’Italia e da un partito ancorato alla tradizione come la Lega, che l’elezione di La Russa e Fontana: due persone “identitarie” fino a ieri ma, da domani, prigioniere del loro ruolo di “Stato” che li isola dalla politica.
Fatta questa premessa è necessario ora soffermarsi sul diritto del premier in pectore di proporre il suo gabinetto al Presidente Mattarella, così come e giusto riconoscere il diritto dell’opposizione a svolgere il suo ruolo e dire pubblicamente in ogni luogo ciò che pensa.
Ciò che deve fare riflettere non sono le “chiacchiere” di oggi come non lo sono le “critiche” anche aspre che vengono indirizzate a Fratelli d’Italia etichettato quale partito “post fascista” non idoneo a guidare un governo legittimamente eletto dal popolo.
Ciò che deve fare riflettere è la condizione di una sinistra che “NON VUOLE” accettare – non la sconfitta elettorale che avrebbe accettato qualora fosse stata a inflittagli da Forza Italia ed anche dalla Lega – ma quella subita da Fratelli d’Italia.
Tutto il Partito Democratico che ha impostato il confronto elettorale solo sulla demonizzazione della destra-destra “fascista” ora non può accogliere col sorriso sulle labbra quella vittoria che il voto popolare ha legittimato.
Le labbra serrate non impediscono di evidenziare il crescere di un’opposizione “oltranzista” che la sinistra attua davanti ad un risultato elettorale che non accetta, che non riconosce e, peggio ancora, che denigra nelle cancellerie di Paesi dell’Europa Unita.
Di fronte a questo scenario è possibile ipotizzare un probabile trascinamento dell’opposizione dal parlamento alle piazze, al fine di rafforzare se non innalzare ancor più quel muro denominato “arco costituzionale” voluto dal Partito Comunista e accolto dalla Democrazia Cristiana.
Isolare Fratelli d’Italia non nel Parlamento, ma nella società italiana per il tramite di una “piazza” che si sostituisce “al voto” è una possibilità che deve messa in debito conto.
Ecco perché alcuni segnali di violenta intolleranza, seppur deboli, non possono ne devono essere sottovalutati sia se indirizzati alle persone che alle Istituzioni e sia anche se indirizzati ai partiti politici.
Le stagioni della violenza dal 68 al 63 dovrebbero fare riflettere tutti.
Questa “riflessione” sulla violenza è forse condivida da chi ha reputato opportuno affidare, e probabilmente affiderà di nuovo, la massima Autorità Nazionale di Pubblica Sicurezza, ad un Prefetto e non ad un esponente di una forza politica di maggioranza.
Dato per scontato l’assunto e riconoscendo che al Ministro dell’interno, a norma dell’art. 1 della legge 1º aprile 1981, n. 121, è assegnata anche la responsabilità della tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, sarà forse meglio che quel delicatissimo ruolo “dotato di poteri di supremazia” resti al momento nelle mani “terze” di un Prefetto della Repubblica.
La moderazione del linguaggio, dei gesti e nelle scelte è presupposto essenziale per abbattere quell’arco costituzionale che impedisce una riconciliazione che la maggioranza del popolo desidera e vuole.
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