L’improvviso oltreché improvvido annuncio della convocazione degli “Stati Generali dell’economia” che ha suscitato l’ira del Partito Democratico lascia perplessi, non solo molti degli attori sociali e dei soggetti collettivi invitati a parteciparvi, ma anche le forze politiche di opposizione.
Riconoscendo legittima la presa di posizione di un PD che ha evidenziato l’inopportunità di presentarsi agli stati generali senza avere prima concordato e redatto una bozza di programma deve al pari riconoscersi legittima, la perplessità di quel mondo dell’economia chiamato a discutere e confrontarsi sul nulla.
Questa decisione del premier illumina una sua “disperazione” che lo spinge ad improvvisare mosse e contromosse più finalizzate ad aumentare il suo consenso personale piuttosto che a condurre con cognizione di causa l’Italia sulla via della ripresa.
Questa sua “improvvisazione” gli ha fatto dimenticare una prassi da sempre seguita in politica, ovvero la necessità per chi governa di portare la controparte, di qualunque natura essa sia, a ragionare sul programma scritto dal Governo e non su quello scritto dalla rappresentanza che con lui dialoga.
Vi è poi insita nell’atteggiamento di Conte una gravissima scorrettezza. Una vera ferita al diritto di ogni singolo cittadino di partecipare ad una riunione di “Stati Generali” per esprimere opinioni, critiche e suggerimenti per il tramite dei soggetti collettivi e attori sociali che lo rappresentano.
Peccato però che queste opinioni, critiche e suggerimenti non potranno essere espressi dal popolo di mezza Italia che si identifica in quei partiti di opposizione che, agli “Stati Generali dell’Economia”, non sono stati invitati.
Orbene, anzi male. Questa immensa folla, che ha votato, resterà chiusa fuori senza diritto di parola. Diritto che potrà fare valere sicuramente in Parlamento, ammesso che il piano che uscirà dagli “Stati Generali” sia oggetto di discussione e approvazione.
L’appello del Presidente della Repubblica alla concordia si incaglia, come la nave, sullo scoglio dell’approssimazione di Conte.
Milano 7 giugno 2020
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