UNA ASSENZA CHE ILLUMINA UNO SCENARIO
di Giorgio De Biasi
È consuetudine che quando i comunisti non trovano spazio nelle file dei partiti comunisti perché poco propensi ad adattarsi al “centralismo democratico” di Lenin memoria, cercano rifugio in movimenti, associazioni e/o piccoli partiti dentro ai quali possono fare esplodere il loro desiderio di fare “apparire” le loro idee senza che queste siano sottoposte al consenso di quegli organismi statutari il cui il “centralismo democratico” detta legge.
Questa “pulsione”, del tutto legittima, ha determinato molti comunisti ad abbracciare il M5S dentro al quale, loro lo sanno benissimo, esistono gli spazi per essere “comunisti” senza assoggettarsi alla regola del “centralismo democratico”.
L’assenza del Presidente della Camera FICO alla votazione sul decreto sicurezza null’altro è che questa pulsione ad essere il visibile “comunista” della maggioranza che, alleandosi con un voto alla minoranza parlamentare, non vuole prenderne la tessera perché lì dentro sarebbe una comparsa e non un attore primario.
Meglio quindi essere visibile nel M5S piuttosto che invisibile nel PD.
Non deve essere inoltre sottovalutata una semplice osservazione. Molti atteggiamenti e voti di esponenti del M5S non sono spesso frutto di una ponderata riflessione ma risultano perfettamente funzionali al prosieguo della carriera parlamentare dei singoli deputati.
La verità sta venendo a galla ed è riconducibile al “limite dei due mandati” scritto nelle regole del movimento con il sangue di Grillo e Casaleggio padre.
Da qui la necessità di apparire, con le proprie decisioni, o di destra o di sinistra o di centro al fine di rendersi prima visibili e poi “appetitosi” per quelle liste alle prossime elezioni politiche.
C’è poco ideale e molta “tattica” nella decisione di Fico di non partecipare al voto sul decreto sicurezza.