Una trattativa che esige riservatezza: l’errore della sinistra.
E’ scritto nella storia dello svolgersi di casi giudiziari analoghi a quello che sta vivendo Ilaria Salis quanto sia determinante la riservatezza dei contatti con governi e magistrature con cui si tratta.
La presunta innocenza della Salis fino a sentenza definiva pur legittimando l’interessamento delle autorità consolari ed anche il Governo Italiano, non può autorizzare il Presidente del Consilio a richiedere la scarcerazione di una persona sottoposta a giudizio di quella magistratura magiara.
Ciò che il Governo Italiano può e deve fare sono tutte quelle azioni tese ad assicurare la dignità della persona detenuta, il rispetto dei diritti della difesa nonché la celerità dello svolgimento del processo.
Non è il Presidente del Consiglio Italiano che può chiedere al governo ungherese “la libertà” di Ilaria così come non può chiedere che sia posta agli “arresti domiciliari”.
Il Governo Italiano può solo “vigilare” affinché, come già detto, siano rispettati tutti i vincoli ed i diritti della difesa e della detenuta.
Analoga attività dovrebbe svolgere la Corte europea dei diritti dell’uomo che ha il compito di sorvegliare il rispetto da parte degli Stati firmatari delle disposizioni contenute nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo e che, sul caso Salis non si è finora espressa.
Questo scenario giuridico e procedurale avrebbe dovuto indurre la sinistra italiana a non commettere lo sbaglio di chiedere a gran voce e con ampia risonanza mediatica al Presidente del Consiglio: “La Meloni chiami il suo amico Orban e la faccia liberare” ritenendo che Orban possa condizionare quella magistratura a fare cadere ogni imitazione e concedere la libertà a Ilaria.
Tutto questo nonostante che il Governo Italiano con il suo Presidente del Consiglio, il Ministro degli Esteri e quello della Giustizia si stiano già occupando della vicenda con contatti che, per la natura del trattare, non possono che dispiegarsi entro quella riservatezza consentita dalla diplomazia.
La riservatezza è infatti (come insegnano altri casi consimili) l’elemento essenziale nella mediazione “politica” che dovrà essere svolta per superare le difficoltà procedurali nonché gli eventuali irrigidimenti della magistratura e della stessa opinione pubblica magiara.
E’ qui giusto riflettere sul danno che può produrre una “debordante” campagna tesa a richiedere la libertà immediata della Salis ed anche, al tempo stesso, condannare il nemico Orban quale “despota” illiberale e autoritario.
Queste “grida” della sinistra, amplificate da tutte le televisioni e da tutti i quotidiani che con il “politicamente corretto” sono innocentisti a corrente alterna, hanno già prodotto una preoccupante presa di posizione dell’opinione pubblica ungherese che, anche sui media, si sta schierando con la magistratura magiara e contro la nostra connazionale.
Ecco perché colorare politicamente il caso Salis è uno sbaglio sia quando lo commette Salvini, anche se da solo, sia quando lo commettono molti leader della variegata sinistra italiana.
E’ ormai chiaro a molti che la vicenda Salis può risolversi positivamente solo percorrendo la via diplomatica che i due governi devono percorrere, nei tempi e nei modi che devono restare “riservati” se si vuole raggiungere la meta prefissata.
Informare è gusto ma illuminare troppo la scena potrebbe risultare dannoso rallentando ogni trattativa.